L'Aquila, 06 Aprile 2009

Le parti del nostro animo che la guerra ci ha strappato, ritorneranno al focolare.

giovedì 11 dicembre 2008

Informazione Orizzontale

Pubblico una mail che è stata inviata sul gruppo Fb "L'Aquila per l'Università".
Oggi, prima che si ripetano le gravissime distorsioni del 2001, vanno segnalate immediatamente le prime avvisaglie di cortocircuito nel sistema dissenso-repressione-comunicazione. Per questo è importante che tutti, anche su una "piccola" distorsione mettano a disposizione i sistemi di informazione e comunicazione orizzontale possibili.


"Ieri 10 dicembre è stato impedito ad un gruppo di studenti dell'ateneo
aquilano di protestare contro il ministro Tremonti.
Alle ore 17.30 un centinaio di studenti si sono riuniti a Palazzo Carli
con l'intenzione di dirigersi presso l'hotel Duca Degli Abruzzi; da subito tallonati
dagli agenti della digos, con ordine e calma si sono diretti in piccoli gruppi verso
Piazza San Domenico. Cosi era stato "consigliato" dalle forze dell'ordine ai manifestanti aquilani, i quali anche questa volta si sono contraddistinti per la pacificità della loro manifestazione e per il carattere informativo che questa ha avuto -vogliamo che tutti capiscano a fondo come stanno distruggendo l'istruzione in italia-
Quando anche gli ultimi ragazzi sono giunti in piazza subito uno di loro ha
preso la parola per ribadire la contrarietà del movimento aquilano contro l'operato del governo in merito a scuola, ricerca e università.
Con il passare del tempo non si è placata la pioggia battente e i manifestanti si sono allontanati dalla piazza: con grande meraviglia si sono accorti di essere stati letteralmente circondati dalle forze dell'ordine che erano dispiegate lungo i vicoli che dalla piazza conducevano in via Duca Degli Abruzzi. Una delegazione di tre studenti ha provato a consegnare un documento stilato dall'UDU sul quale venivano spiegate le motivazioni della protesta, al ministro. Subito, seguiti da una quindicina di persone (privi di bandiere o striscioni), sono stati bloccati dagli agenti della digos e da poliziotti in assetto anti-sommossa. Mentre gli studenti cercavano di spiegare le loro ragioni, gli agenti hanno impedito loro di recarsi all'iniziativa politica -non potete stare qui perchè bloccate il traffico, la vostra manifestazione non è autorizzata e non potete passare perchè state manifestando contro: per questo rischiate di prendere una denuncia per disturbo di iniziativa politica- Increduli di ascoltare queste parole hanno ancora cercato di dialogare con gli agenti i quali per tutta risposta hanno iniziato a chiedere gli estremi dei ragazzi presenti minacciando denunce. Cosi i giornalisti con le loro telecamere (che erano già stati in piazza San Domenico per documentare l'iniziativa) subito sono accorsi: molte tv locali hanno cercato di reperire notizie e dichiarazioni mentre altre alla richiesta di poter rilasciare un' intervista hanno risposto -ci dispiace ma non possiamo- E' inoltre giunta notizia di due ragazze che recatesi nell' hotel prima dell'arrivo del ministro, erano riuscite a trovare posto in platea (ovviamente non dichiarandosi "contro"). Prima che il ministro iniziasse a parlare le ragazze, alzandosi in piedi, gli hanno urlato "buffone" : subito ricoperte di insulti sono state "prelevate" da agenti. -Pare che le due ragazze siano state viste in lacrime dietro le quinte della conferenza- vociferava qualcuno, così i manifestanti hanno chiesto notizie delle ragazze, ma ovviamente non è stata data loro alcuna risposta.
Questi sono i fatti a voi riflessioni, commenti e quant'altro."

domenica 30 novembre 2008

martedì 11 novembre 2008

dalle linee guida di riforma del sistema universitario approvato nello scorso Consiglio dei ministri...

Il valore legale del titolo di studio

Il Governo ritiene indispensabile affrontare il tema del valore legale del titolo di studio. Si tratta infatti di un istituto le cui ragion d’essere, oggi, sembrano ad alcuni superate da una realtà in cui conta soprattutto poter fornire agli studenti, alle famiglie, ai datori di lavoro, dati certi sulla qualità dei corsi e delle strutture. La prospettiva, l’accreditamento, deve quindi farsi carico di garantire il valore sostanziale dei titoli rilasciati dagli atenei, superando una concezione formalistica che è anche causa non ultima di alcune degenerazioni del sistema.

mercoledì 5 novembre 2008

martedì 4 novembre 2008

Aspettando Obama

Un giorno apparentemente come un altro.
Può vincere Obama e riscattare lo strumento della democrazia come strumento per il cambiamento.
Se si perderà ancora, dopo la vittoria abortita di Gore e l'incredibile sconfitta di Kerry, allora in discussione finirà lo stesso strumento democratico.
E la storia sarà riattraversata da una violenza globale, rivolta e autoritarismo, ribellismo e repressione, autodeterminazione e imperialismo.

giovedì 30 ottobre 2008

mercoledì 29 ottobre 2008

Un movimento carsico

La legge tremonti è in vigore da mesi.
Da oggi è legge anche quella robaccia (difficile chiamarla riforma) firmata Gelmini.
E' finita qui?
No.
E' appena cominciata.
Ogni provvedimento finanziario può essere buono per modificare la 133 e rimpinguare i fondi.
Soprattutto la trasformazione in fondazioni è un atto che può, in attesa di abrogare la norma, essere impedito con una forte mobilitazione negli atenei e un coordinamento tra atenei.
La roba Gelmini avrà necessità di altri interventi, soprattutto troverà gli ostacoli di regioni, ee.ll., scuole dell'autonomia.
Questo è un movimento straordinario, con altissimo consenso, che può persino portare al referendum.
Bisogna crederci.
E bisogna salvare il movimento.
I fascisti, opportunamente mandati, tenteranno di penetrarlo, infiltrarlo, provocarlo, far scoppiare scontri per poi far intervenire le forze dell'ordine.
Bisogna essere piu' bravi di loro.
Scomparire e ricomparire, trasformarsi, cambiare, riemergere in forme e luoghi diversi, in tempi intermittenti.
E' indispensabile mostrare la forza, con manifestazioni di massa, e avere la durata, senza forzature che non potrebbero durare molto.
Bisogna estendere fuori le scuole e fuori le università, poi riemergere dalle scuole e dall'università con dietro l'intera società.
Bisognerà sorprendere e non farsi prendere.
Un movimento carsico, che usa la comunicazione piu' classica e quella piu' moderna, unite entrambe dal vivere dentro le socialità, reali o virtuali.

Il 30, durante lo sciopero. La Luiss organizza:

Meritocrazia: denunce e soluzioni
ore 17:00, Aula Magna - Viale Pola, 12

Convegno organizzato da UIR, Unione degli Industriali e delle Imprese di Roma, ispirato al saggio "Meritocrazia", di Roger Abravanel.

Introduzione: Luigi Abete.

Meritocrazia: denunce e soluzioni. Ne discutono: Ilaria D'Amico, Roger Abravanel.

Merito e giustizia civile. Intervengono: Angelino Alfano, Mario Barbuto.

La scuola del merito. Intervengono: Massimo Egidi, Mariastella Gelmini.

sabato 25 ottobre 2008

Tremonti-Gelmini-Cialente

L'indirizzo ce l'ho, rintracciarti non é un problema,
ti telefoneró, ti offriró una serata strana,
il pretesto lo sai... meno scuola e università privata ... wooooh!Saró grande vedrai, fammi spazio e dopo mi dirai, mmm mmm mmm...
che maschio sei...Lui chi é? Come mai l'hai portato con te,?Il suo ruolo mi spieghi qual é?
Io volevo incontrarti da sola semmai,
mentre lui, lui chi é, lui chi é,
giá é difficile farlo con te... Mollalo!
Lui chi é? lui cos'é? lui com'é?
é distratto ma é certo di troppo... Mollalo!
Mi aspettavo lo sai, un rapporto un pó piú normale,
quale eventualitá, trovarmi una collocazione,
ora spiegami dai, l'atteggiamento che dovró adottare... wooooh!mentre io rischierei di trovarmi al buio,
tra le braccia lui...mmm mmm mmm... non é il mio tipo!
Lui chi é?Si potrebbe tagliare...si potrebbe privatizzare...si potrebbe rubare...Lui chi é, lui chi é, lui chi è giá é difficile farlo con te... Mollalo!
Il triangolo no, non l'avevo considerato,
d'accordo ci proveró, la geometria non é un reato,
garantisci per lui, per questo amore un po' articolato...
mentre io rischierei, ma il triangolo io lo rifarei....
perché no? Lo rifarei...
lui chi é? Lui chi é?
lui chi é? E si vedrá...
lui é...
lui chi é, lui chi é,
e loro, dico loro chi sono?

venerdì 17 ottobre 2008

Automessaggio : SONO VITTIMA DI FACEBOOK

Richiamo il mio proprietario ad una maggiore serietà.
Da quando è entrato su quel libro patetico, io sono praticamente vittima di un cruento abbandono.
Luca, non si adottano blog per poi abbandonarli.

IL BLOG

giovedì 18 settembre 2008

Fondi propri delle regioni e tassa regionale dsu

Borse di studio e interventi rivolti alla non generalità degli studenti

Residenzialità studentesca -

Statalizzazioni

Altro che comunismo, socialismo o o pomodori di stato dell'IRI.
Qui si statalizza la finanziarizzazione.
Siamo dentro una catastrofe. Che in termini di sistema è certamente salutare a distruggere il modello di liberismo finanziaria.
Ma che provocherà disastri sociali ai tanti che hanno investito, messo risparmi, pensato ai fondi di investimento o ai fondi pensione.
Il nulla tornerà ad essere nulla e rimarrà l'economia reale.
Prodotti, Lavoro, Merce, Precariato, Bassi salari, nessun sistema pensionistico.
Il momento della rivolta è quasi arrivato.

mercoledì 17 settembre 2008

Lhc. Risucchiato il Liberismo.

Interventi statali, nazionalizzazioni di massa, continua immissione di liquidità nei mercati finanziari...
il liberismo è andato, finalmente.
Si tratta di capire se, come è parso di capire in questa lunga crisi, la risposta sarà il fascismo.
parrebbe proprio di si.

martedì 16 settembre 2008

Lhc. Risucchiata l' "economia" finanziaria.

Lehman Brothers, Merrill Lynch, Aig, Goldman Sachs, Morgan Stanley in balia del buco nero.

FMI

FMI: tempesta finanziaria senza precedenti.
Dracula: sparito sangue umano.

Ucraina d'Oriente

Crisi della coalizione "filo-occidentale" al Governo.
Tra giocatori di scacchi e giocatori di borsa c'è ancora qualche differenza.

sabato 13 settembre 2008

giovedì 11 settembre 2008

mercoledì 10 settembre 2008

L'acqua calda

"Angelini avrebbe riferito che Del Turco gli fece il nome di Fassino per "caldeggiare" l'affidamento di posti letto per riabilitazione al gruppo "Tosinvest" di Angelucci." tratto dall'Agi

Angelini: c'è un asse paolini-pierangeli, asse protetto da Fassino.

noooooo? chi l'avrebbe mai detto?????

Lhc. Primi effetti del buco nero.

Scomparso il Pd.
Scomparsa la Sinistra.
Scomparso l'Abruzzo.

lunedì 1 settembre 2008

Lhc. L'11 Settembre del 2008.

Il 10 Settembre sarà attivato Lhc dal Cern di Ginevra.
Alla ricerca del bosone di Higgs.
Secondo alcuni rischia di provocare un buco nero.
In sostanza dall'11 Settembre del 2008, a partire dal Cern, poi Ginevra, poi la Svizzera... dovrebbe essere risucchiata la materia, fino all'intera Terra.
Se dovesse mai accadere, non c'è data migliore per cominciare.
Se dovesse mai accadere, meglio per il nostro Pianeta finire così, che con l'agonia cui la stiamo costringendo.
Vorrà dire che prima di morire tutti, avremo però svelato il segreto della "creazione".

venerdì 29 agosto 2008

non mi sento prigioniero

...anche perchè la sinistra aveva rappresentato per tanti anni la lotta contro l'idea che il corpo elettorare è un corpo da sedurre e poi da fottere e poi da imbrogliare mille volte ...
costruimmo laboratori di una nuova idea di essere città, costruimmo una rottura, cioè procedemmo alla ricostruzione di forme di comunità, a partire da una idea dell'urbanistica, da una idea dei servizi sociale, da una idea dei bambini, ....la politica era abitata da soggetti in carne ed ossa.
Tu dicevi a Giovanni o a Michele a Luisa e ad Antonella e glielo dicevi quando avevano 80 anni e quando ne avevano 16, quando erano normodotati o quando erano diversamente abili
la politica era lo strumento per raccontarsi e per raccordarsi dentro una forma di comunità; allora dobbiamo fare questo compagni, noi prima di ritrovare il consenso dobbiamo cercare il senso dell'agire politico, collettivo, in questo senso e in questa italia e insieme procedere.
Io non mi sento prigioniero, mi sento a disposizione di questo impegno, che è quello di un fronte largo ... mi sento impegnato in un cammino in cui cerco tanta altra gente, non per fargli l'esame del sangue, ideologica, ma per dirgli costruiamo insieme una società alternativa a quella della paura.
... (nichi vendola)

Adsu Bando

Se siete capitati qui facendo disperate ricerche on line (su key tipo adsu, borse di studio, l'aquila università, d'innocenzo ...) per avere informazioni sul bando, trovandovi nel week end di scadenza con gli uffici che vi potranno (per modo di dire, visto l'assalto finale) rispondere solo Lunedì, vabbè mandetemi una e-mail a luca.dinnocenzo@gmail.com o chiamatemi al 3292929417 (evitate la notte inoltrata - lasciatemi im pace dalle 2 alle 8 vi prego), evitate di cercare il mio numero fisso di casa...

P.s.: giusto perchè è il "mio" ultimo bando, giusto perchè tengo moltissimo che si coprano tutti i posti letto che saranno a disposizione, bisogna lasciare col botto!

Adieu

La corsa dell'ultimo minuto

Un mese di pubblicazione del bando, 1400 domande.
Ultimi 5 giorni, 1500 domande.
Mancano 3 giorni, un week end con gli uffici chiusi e le persone in delirio, e chiusura Lunedi della procedura on-line.
Il tentativo di sottolineare di non aspettare gli ultimissimi giorni è servito a poco, persino a quelli degli anni successivi al primo.

Presenza Perdonanza.

La città è stata un semi-deserto. Curioso di vedere i dati degli alberghi.
Il corteo, almeno guardando le immagini che circolano in rete, non ha attratto quasi nessuno.
Il prossimo anno ci mettiamo il Palio degli Asini di Navelli, secondo me va meglio.
A parte gli scherzi.
Una estate disastrosa sul fronte del Turismo (per lo meno così appare, ma tra pochi giorni sapremo meglio).
Ora non basta scrivere e dire a parole turismi, in modo da dare l'impressione che si risponde alle richieste, il problema è cosa si fa. E questa città è sempre più gestita come un paesotto a gestione associativa.

giovedì 28 agosto 2008

Pio La Torre e Vincenzo Magliocco

Scegliere tra i due non è solo scegliere tra un eroe per il fascismo ed un eroe per gli antifascisti.
Scegliere tra i due è anche scegliere tra la guerra e la pace.
Scegliere tra i due è scegliere tra un Sicilia dell'Aereporto militare e la Sicilia dell'Aereoporto civile.
Scegliere tra i due è di nuovo scegliere sui missili di Comiso.
Scegliere tra i due è scegliere tra la straordinaria società civile che unì l'antimafia e il pacifismo e il patto del dopoguerra (in funzione anti-pci) tra Mafia e Usa.
Scegliere tra i due è scegliere tra una Sicilia che si riscatta e una Sicilia che usa "l'autonomismo" per suggellare il patto tra governo mafioso e stellina (base) americana.
Cambiare quel nome è riaffermare la propria continuità con il patto che nel dopoguerra legò fascisti come Borghese e i dispersi della Decima Mas, la mafia e gli Usa, il patto che portò alla scia di sangue iniziata con Portella della Ginestra. Una continuità che già il precedente governo Berlusconi ripercosse con i molteplici incontri/riconoscimenti con il celeberrimo (per chi ama la storia della Sicilia del dopoguerra) Mike Stern.
Altro che questione banale.

Vincenzo Magliocco

Motivazione della Medaglia d’Oro al valor militare – alla memoria - :

Conscio del pericolo cui andava incontro, ma orgoglioso di essere annoverato tra i pionieri dell’Italia imperiale, chiedeva, con generosa insistenza, di partecipare ad ardita impresa aeronautica intesa ad affermare, col simbolo del tricolore, il dominio civile di Roma su lontane contrade non ancora occupate. Minacciato nella notte da orde di ribelli, rifiutava la sicura ospitalità di genti amiche e preferiva affrontare con lo scarso manipolo di eroici compagni l’impari combattimento per difendere fino all’estremo sacrificio la bandiera della Patria.

Lekempti, 27 giugno 1936

Pio La Torre, Tom Benetollo e Comiso

Tratto da “L’Unità” del 29 Aprile 2007

di Umberto De Giovannangeli


«SCENDI GIÙ, Pio vuole ridiscutere tutto l’intervento...». Sone le 2 di notte. A chiamarmi in stanza è Tom Benetollo. Eravamo a Ragusa, a
poche ore da una giornata straordinaria: quella de 4 aprile 1982. Il giorno di Comiso. Il giorno della più grande manifestazione della pace svoltasi in Sicilia. Erano le 2 di notte, e Pio La Torre ci chiedeva di ridiscutere nei dettagli l’intervento che Giuliana Sgrena avrebbe letto al termine della manifestazione, a nome del Coordinamento nazionale dei comitati per la pace, del quale sia io che Tom facevamo parte. Eravamo preoccupati per la partecipazione. Pio ci tranquillizzò; prima di incontrarci aveva trascorso al telefono l’intera giornata, parlando con tutti i segretari di sezione del partito: «Saremo in tanti, speriamo solo che non ci siano provocazioni...», disse. Aveva visto giusto: oltre centomila persone parteciparono alla manifestazione: bandiere rosse assieme a quelle arcobaleno, anziani braccianti a fianco di giovani pacifiste. Sono passati venticinque anni da quella straordinaria giornata di aprile. Oggi, molto si discute di «contaminazione» tra culture politiche e del rapporto tra partiti e movimenti. Venticinque anni fa, un «vecchio» comunista siciliano aveva capito l’importanza di mettere in relazione esperienze e culture, come quella eco-pacifista, che altri volevano, conflittuali con la cultura e l’esperienza del Pci. Alcuni protagonisti di quella straordinaria stagione di movimento non ci sono più. Penso ad un altro comunista italiano che investì se stesso nella costruzione di un movimento unitario, autonomo, di massa, non violento: Tom Benetollo. Quella lunga e insonne notte a tre fu qualcosa di più di una indimenticabile pagina politica: fu una lezione di vita. Ricevuta da un «vecchio» dirigente comunista che aveva capito la natura di un movimento che parlava, e praticava, la non violenza, che a Comiso aveva messo in pratica la disobbedienza civile, unendo percorsi individuali e collettivi tra loro più diversi. Pio La Torre capì la ricchezza della diversità, e l’importanza dell’unità. Aprì le sezioni del partito siciliano alle ragazze e ai ragazzi con il sacco a pelo. Aprì il suo cuore e la sua mente alla curiosità di conoscere e capire quelle «diversità» non ostili ma feconde. Pio La Torre fu instacabile nel mobilitare le sezioni del Pci siciliano contro le batterie di centodici missili Cruise che si voleva dispiegare a Comiso. Chiamò il popolo siciliano «a dire no a un destino che, prima ancora di farla diventare bersaglio della ritorsione atomica, trasformerebbe la nostra isola in un terreno di manovra di spie, terroristi e provocatori di ogni risma al soldo di servizi segreti dei blocchi contrapposti...». Di ciò, aggiunse dalla tribuna del congresso regionale dei comunisti (14 gennaio 1982) «ne trarrebbero nuovo alimento il sistema di potere mafioso e i processi degegenerativi delle istituzioni autonomistiche...». A Comiso, anche grazie al coraggio pragmatico di Pio La Torre, nacque un’intera generazione di militanti della pace e della sinistra. Venticinque anni dopo, una nuova generazione di pacifisti si batte contro la logica dei Muri e delle guerre preventive. A loro andrebbe raccontata la storia di un dirigente comunista che aveva sfidato la mafia, e anche velenose accuse di «veteropacifismo» antipolitico, facendo di quella cittadina all’estremo lembo sud dell’Italia, il centro di una indimenticabile stagione di lotta per la pace. Domani il suo nome tornerà a vivere a Comiso: nel venticinquesimo anniversario della sua morte, il vecchio scalo militare sarà trasformato in aeroporto civile internazionale, a lui intitolato. In occasione della posa della lapide commemorativa, nell’aeroporto «Pio La Torre» - i cui lavori vedranno la fine a dicembre 2007 - sarà effettuato un «primo volo». Per meglio dire: un aereo effettuerà un primo atterraggio sulla pista. Su quell’aereo si troverà il vice presidente del Consiglio Massimo D’Alema, premier in carica nel 1999 quando a Comiso vennero ospitati 5mila kosovari: di quella straordinaria prova di solidarietà, una solidarietà concreta, Pio La Torre sarebbe orgoglioso. Felice. Come lo ricordo quel 4 aprile 1982, stretto nell’abbraccio del popolo della pace. Il suo popolo.

mercoledì 27 agosto 2008

Perdonanza davvero strana.

Non ci sono i soldi quindi niente grandi eventi, e va bene così.
In questo senso le serate in Piazza Duomo (Marlene Kuntz, Mori Kantè, Finley) vanno anche bene (magari i Finley no, però sono gusti per carità...).
Si punta allora sul messaggio di Celestino, sui dibattiti, sulle riflessioni.
E ci si ritrova con Olympia, che per carità sarà anche un bel film, ma forse accostare Celestino alle Olimpiadi di Berlino del '36 è un pò azzardato.
E ci si ritrova con Pippo Franco come personaggio dal clamore pubblico (sic) in cerca di spazi/sostegni per un suo progetto su Federico II.
E ci si ritrova con la "Principessa" d'Afghanistan.
Si gira per la città e si trova, ad aggiungersi alle orribili istallazioni che deturpano tutte le piazza dell'estate aquilana, una schifezza montata a Piazzetta Camponeschi, in una delle zone piu' caratteristiche della città, tra Comune, Gesuiti, Palazzi signorili, Palazzetto dei Nobili occupata da una presunta discoteca, con Federico II invaso dalle cubiste (non bastava Pippo Franco).
Si spera che i celestiniani, almeno loro, siano davvero nel solco...
...e ci si ritrova con la Messa officiata da Padre Quirino Salomone per il defunto Nietzsche.
Non si capisce se per mostrare la forza del perdono all'ideologo del SuperUomo (oltreuomo) e all'autore dell'Anticristo o per riscoprirne affinità con l'attuale guida della Chiesa cattolica.

Per fortuna rimane Celestino V, con la sua bolla, con la sua asciutta e dirompente diversità.

La Dama minorenne.

Cosa mai sarà accaduto per far scegliere ad un comitato così folto una ragazza minorenne come "Dama della Bolla" dopo aver fatto un bando che esplicitamente richiedeva l'età maggiore?

Gli Scacchi, il Risiko e la geopolitica

La grande e complessa partita di risiko in corso da ormai 2 decenni in questi giorni ha una incredibile fase di movimento.
La Russia dopo vent'anni ha ritenuto che le condizioni erano buone per una mossa difficile, di contrattacco.
Ora dopo l'Ossezia e l'Abkazia, sono in attesa la regione russa di Moldova, la regione Armena dell'Azerbegian, mezza Ucraina. Dopo il riconoscimento del Kosovo davvero è difficile dargli torto.
Senza dimenticare le condizioni pietose, stile arabo-israeliane, in cui vive la forte componente russa presente in Lettonia.
Evidentemente la Russia ha ritenuto di dare un segnale di forza di fronte al ruolo sempre piu' marginale e succedaneo dell'Ue.
Curioso è sapere se la Russia, prima di questa mossa, abbia avuto contatti con la Cina.
Ci sarà una brusca accelerazione si presume per poi assestare un nuovo equilibrio mondiale.
La crisi dell'egemonia americana ha rimesso in gioco tutti i giocatori.

martedì 12 agosto 2008

Cialente, il Pd e la tela di Penelope.

Sinistra democratica, dopo un anno di mediocre amministrazione del Comune dell’Aquila, aveva chiesto di condividere una vera riflessione politica delle forze della coalizione di centrosinistra.
Una riflessione necessaria a ricostruire un vero e proprio patto di coalizione capace di dare un indirizzo politico condiviso e partecipato alla città, coerente con il Programma elettorale delle comunali del 2007.
Sinistra democratica chiedeva e chiede di (rin)tracciare il sentiero della discontinuità con l’era Tempesta e di dare uno slancio all’azione amministrativa.
Sinistra democratica ha chiesto fino all’ultimo al Sindaco e al Pd, forza maggioritaria della coalizione, di saper ricostruire una larga collegialità, dopo i noti fallimenti della teoria dell’autosufficienza del Pd.
Per evitare che la discussione si centrasse solo sui nomi e i posti degli assessorati abbiamo suggerito un “azzeramento politico” della Giunta, uno stop&go imperniato su un vero documento politico-programmatico sottoscritto da tutte le forze di maggioranza. Il tentativo è risultato vano.
L’amministrazione quotidiana è sempre più lontana dal programma del centrosinistra, come dimostrano le resistenze pubbliche del Sindaco alla delibera, proposta da Sd, di riacquisizione da parte del Comune dell’ex-Sercom, o come dimostra lo scontro che la Giunta Cialente ha intrapreso con la Circoscrizione di S.Barbara-Pile (anch’essa a maggioranza di centrosinistra) sull’intero assetto del quartiere, o ancora come dimostra il via libera, senza alcuna modifica e con il solo voto contrario di Sinistra democratica, ai parcheggi cui l’intero centrosinistra si era opposto durante l’era Tempesta.
Allo stesso tempo, l’ipotesi di ricostruire un agire di coalizione delle forze politiche è stata “sequestrata” dalle esigenze pre-elettorali del Pd.
Il risultato è che quella che poteva e doveva essere un momento di verifica dopo un anno di amministrazione, non è una verifica politico-amministrativa, non è neanche un “rimpasto”, ma è semplicemente un “guazzabuglio”. Prima l’ingresso di un assessore tecnico, come scelta del solo Sindaco; poi il secondo tecnico, ancora come scelta del solo Sindaco; ora il cambio di due assessori, come scelta del solo Pd e, neanche il tempo di una prima riunione di Giunta, già il Capogruppo del Pd preannuncia un nuovo round per settembre.
E’ un governo a quote, esattamente l’opposto della collegialità richiesta da Sinistra democratica.
L’Assemblea comunale di Sinistra democratica non ha potuto che confermare la posizione esterna e critica al governo della città. Sd sosterrà gli atti che vadano nella direzione dell’interesse pubblico e continuerà a proporne di propri, in linea con il programma di discontinuità presentato agli elettori dell’Aquila; mentre contrasterà nettamente e chiaramente gli atti che riterrà negativi per la città e per i cittadini.
Nel conflitto cittadino tra “diritti urbani” e “rendita immobiliare”, presente in tutte le città, Sinistra democratica continuerà a rappresentare i primi, anche se questo comporterà nuovi contrasti con la Giunta.
Non è un dichiararsi all’opposizione e non sarà certo “l’ultimatum” del capogruppo del Pd ha guidare le scelte di Sinistra democratica. Il Pd e il suo capogruppo Di Stefano, che come una novella Penelope ha già sfasciato la tela da lui appena realizzata, decidano piuttosto cosa il Pd intendano essere: garante di tutti i disastrosi progetti dell’era Tempesta o dell’interesse pubblico?
Sd non trasformerà mai la sua autonoma rappresentanza, il suo “pensiero critico” e la visione programmatica con al centro l’interesse pubblico, semplicemente in una quota.
Sinistra democratica aveva proposto di mettere al centro metodo e merito, non solo poltrone.
Il Sindaco e il Partito Democratico hanno negato metodo e merito ed hanno impedito una vera riflessione collegiale, trasformando Palazzo Margherita in una sorta di “privè”.
Tocca dunque ora solo al Sindaco e al Pd, e alla loro nuova Giunta, dimostrare che ci sarà anche un cambiamento nelle scelte politiche e nella capacità amministrativa.

sabato 9 agosto 2008

Pechino - 2

Pechino

Et voilà, l'Ossezia.

Dopo la questione Kosovo, come si fa ancora a negare che Ossezia del Sud, Abhkazia, Karabakh non siano "autonomi" ed in quanto tali da riconoscere?
Mosca lo sa l'Ue oggi ha davvero poche parole da poter usare.

mercoledì 6 agosto 2008

D'Alema - Veltroni

L'Abruzzo è il primo test per le strategie striscianti in campo.
D'Alema mette in campo il pateracchio pse-pd-udc (e tratta per capire cosa vuol fare idv)
Veltroni tenta di tenere in piedi pd-idv nella speranza che ci sia una qualche sinistra con cui parlare.
D'Alema si appoggia allo schema Red-Socialismo2000 (il compagno Salvi sempre a disposizione, quando Massimo chiama...) e alla malcelata idea che ci siano ancora i Ds di Pescara a decidere per tutti.
Veltroni non sa da che parte guardare.
Qualcuno propone le primarie senza trovare un accordo di coalizione per far confrontare l'espressione d'alema e l'espressione veltroni, magari cercando ognuno di loro pezzi di sostegno intorno al pd, stampelle per intenderci.
Rifondazione in tutto ciò si confronta al suo interno tra (w la sinistra) le componenti della maggioranza ferreriana e apre le danze congressuali regionali. Al centrosinistra propone pulizia e come pratica continua la linea abruzzese del siamo in giunta ovunque ma non c'entriamo niente (linea acerbo-gelmini, mozione ferrero, altro che le chiacchiere che escono sui giornali).
Il Pdci si squaglia, i Verdi si sono da tempo squagliati. Sd è naturalmente attraversata dalla contraddizione sul fare la lista pse stampella, persino fino all'accordo con l'udc, o continuare a dire facciamo lista della sinistra...
insomma siamo alla frutta.
L'esperimento Pd abruzzese di DelTurco-Marini è sotto processo, il rimanente (et voilà i Ds) gioca allo scontro D'Alema-Veltroni.
A proposito, dei guai e del futuro dell'Abruzzo, naturalmente, non frega una minchia a nessuno...

mercoledì 30 luglio 2008

Fu Bretton Woods

E' fallito il Doha Round, direi definitivamente.
Bm e Fmi sono ormai ai limiti dell'ininfluenza (per fortuna, almeno per il fmi).
Gli speculatori e chi cerca di mettere "al sicure" le enormi rendite degli ultimi anni, stanno abbandonando banche, fondi, monete e stanno tornando sui beni naturali,
petrolio, oro, rame, soia, mais

crisi energetica e crisi alimentare non possono che essere alimentate.

La crisi del liberismo è ormai colossale e sta scaricando tensioni ambientali e sociali di proporzioni abissali.

L'era delle istituzioni di Bretton Woods appare chiusa, nel peggiore dei modi.
A chiuderla alla fine non sono stati i diritti sociali, i diritti ambientali, i diritti dei popoli, i grandi movimenti di liberazione, i paesi poveri...
a chiuderla è di nuovo la rendita, la speculazione, il capitalismo sfrenato.
C'è aria di crisi democratica, c'è aria di regimi...

Dramma!

Anche il sottoscritto è entrato nel facebook!

Si prospettano tempi bui

lunedì 21 luglio 2008

La Leggenda del Piave



Non ha mica torto il Ministro delle Riforme.

Diliberto, il centralismo democratico, la democrazia diretta

Si è chiuso il congresso del Pdci.
Hanno votato tra tutti i congressi 3772 iscritti.
Di questi 3259 hanno scelto la mozione Diliberto.
E' stato riaffermato il centralismo democratico come metodo di "governo" del Partito.
Il Comitato centrale, sede del centralismo democratico, è composto da circa 500 compagni che hanno scelto la mozione Diliberto.
Uno ogni 6,5 votanti la mozione.
Ci hanno messo l'intero partito.
Piu' che centralismo democratico, è quasi la democrazia diretta.

giovedì 17 luglio 2008

Del Turco si è dimesso.

E in questo modo finisce pure il cincischiare di chi pensava di poter "governare"
senza legittimazione alcuna.

Ho fiducia nella magistratura

"Questo non è il comportamento di un gruppo di esaltati. Questo è fascismo». Durante i pestaggi alla scuola Diaz e le torture nel carcere di Bolzaneto, racconta il quotidiano britannico, i poliziotti parlavano in modo entusiastico di Mussolini e Pinochet. I loro cellulari avevano suonerie con le tradizionali canzoni del ventennio. E i prigionieri furono costretti a dire più volte «Viva il Duce» o «Un, due, tre, viva Pinochet». Senza il lavoro del pubblico ministero Enrico Zucca – scrive il Guardian – senza la posizione rigorosa della magistratura italiana, la polizia avrebbe potuto sfuggire alle proprie responsabilità. Tuttavia la giustizia è stata compromessa. Nessun politico italiano è stato indagato, nonostante ci fossere forti sospetti che la polizia avesse agito con la sicurezza dell’impunità».
«Cinquantadue giorni dopo l’attacco alla scuola Diaz», 19 uomini hanno usato aerei pieni di passeggeri per attaccare l’America. Era l’11 settembre del 2001. «Da allora politici che non si definirebbero mai fascisti hanno autorizzato intercettazioni a tappeto di telefoni e email, detenzioni senza processo, tortura sistematica e arresti domiciliari illimitati». Non stiamo parlando di un fascismo messo in atto da dittatori «con gli stivali neri e la bava alla bocca» ma del pragmatismo di politici dalla faccia pulita. «Il risultato però – dice il Guardian – è molto simile. Genova ci insegna che quando lo Stato si sente minacciato, la legge può essere sospesa. Ovunque».

martedì 15 luglio 2008

Regione Abruzzo

Cosa aspettano i consiglieri regionali ad annunciare l'ineluttabilità del voto?



lunedì 14 luglio 2008

14 Luglio



Antimafia

Dicevo ieri sera, ripartiamo da li.

martedì 1 luglio 2008

Pierluigi Mantini.

Se il lodo Alfano prevede la sospensione del processo per le alte cariche solo per la durata del mandato, comunque rinunciabile dall'interessato, potrebbe superare il vaglio di costituzionalita'. Si apre a questo punto la questione, tutta politica, della condotta delle opposizioni e le strade percorribili sono due. La prima e' quella del no deciso, senza se e senza ma, dei promotori della manifestazione dell'8 luglio a Roma (Di Pietro, girotondi, sinistra radicale, alcuni esponenti del PD). Per costoro la norma e' comunque figlia del Caimano, si occupa degli interessi di una persona che vuole per se' un regime speciale dinanzi alla legge, tende a sottrarre, sia pure temporaneamente, la politica dal primato della giustizia. Non c'e' alcuna mediazione ne contropartita possibile. La seconda via possibile presuppone invece la possibilita' di riconoscere che, in alcuni casi particolari, la legge non e' uguale per tutti e determinate cariche dello Stato possono godere di speciali garanzie, purche' ragionevoli ed equilibrate in termini costituzionali. Se il lodo Alfano avesse tali caratteri, e si dovra' valutare il testo definitivo, si potrebbe aprire una riflessione sulle condizioni dell'intesa possibile: sicuramente il ritiro della norma "sospendi processi", forse anche alcune altre riforme utili (statuto delle opposizioni parlamentari, rafforzamento del referendum).

giovedì 26 giugno 2008

Rebus - soluzione

La soluzione del vecchio rebus è la seguente:

Sindaco: Tempesta
Soggetto progressista: Centrosinistra
Autore: Carlo Benedetti

mercoledì 25 giugno 2008

Sondaggio su città universitarie.

Il vecchio sondaggio si è dunque chiuso, raggiungendo quasi 100 votanti, nel seguente modo:

Come valuti le politiche della giunta Cialente per trasformare L'Aquila in vera Città Universitaria?

Quali politiche? 44%
Pessime 23%
Buone 18%
Giunta che? 12%
E' passato solo un anno... 1%

Dunque la notizia c'è.
Ben il 18% valute le politche della giunta Cialente sul tema della Città Universitaria buone.

Assolutamente un risultato superiore alle piu' rosee aspettative.

lunedì 23 giugno 2008

Il Centro di Domenica

Sul quotidiano di ieri, domenica, edizione L'Aquila, si consiglia la lettura del forum organizzato dallo stesso quotidiano con il Sindaco.
Il Sindaco da una lezione chiara:
come scaricare il proprio fallimento e la propria inadeguatezza verso ciò che in questa città è riuscita a non cadere nel declino collettivo, nonostante gli sforzi che le "istituzioni" aquilane hanno fatto per trascinarcela, ovvero l'Università.

Riprendendo l'editoriale del direttore, siamo forse condannati alla mediocrità.

venerdì 20 giugno 2008

Tar Veneto: no al raddoppio della Dal Molin

No all'ampliamento della base Dal Molin a Vicenza: il Tar del Veneto ha bocciato il raddoppio della base americana.
E' mancata, per il Tribunale, la consultazione della popolazione interessata nonostante fosse prevista dal memorandum Usa-Italia.


ogni tanto una buona notizia...

I Rom in Calabria, ...

I Rom in Calabria e l'arte calabrese di sopravvivere

di Claudio Dionesalvi


Adrian ha solo 3 mesi ed è rumeno. Vive in uno dei tre campi improvvisati. L'uomo che mi conduce nella baracca bollente che l'ospita, lo indica intenerito. Dorme. Sdraiato su un lettone. Ci saranno 40 gradi e non è ancora estate.
È da oltre tre secoli che nessuno s'accampava qui, sulle rive del Crati: il fiume che attraversa Cosenza e spiana la vallata fino a precipitarsi nello Jonio, poco distante dalle rovine dell'antica Sibari.
In città il Crati scorre dietro la stazione. I Cosentini hanno rinunciato da tempo a frequentare queste rive. In estate vi fiorisce spontanea una macchia intricata di erbacce. In passato, il Comune provvedeva a ripulire tutto, disboscando la foresta di canneti ed arbusti. Ma nell'ultimo anno, l'amministrazione comunale ha trascurato la pulizia degli argini. E ci si sono insediati centinaia di rom rumeni, regolarmente muniti di documenti europei.

All'inizio nessuno se n'è accorto. Poi, nel vicino quartiere popolare di via Popilia, sono cominciate le prevedibili ondate di panico morale: "rubano le lenzuola... hanno occupato la casa di una signora che era andata al mare... fanno l'amore in mezzo alla strada... sfottono le nostre donne... i loro figli puzzano e vanno a scuola con i miei...". E via, raccolte di firme, telecamere dei media nazionali, appelli, ruspe, mobilitazioni. Effettivamente, la convivenza non era facile. Anzi, era impossibile. Se non fosse stato per le associazioni ed i volontari che si sono messi subito in mezzo, si sarebbe arrivati ad una napoletanizzazione della vicenda.
Tra il Pollino e la Sila, il Tirreno e lo Jonio, nella terra degli antichi Brettii, gli zingari si sono stratificati nel corso dei secoli, disseminandosi qua e là a grappoli, tipo cozze. Ma tutti fanno finta di non saperlo. Perché sarebbe amaro ammettere che siamo stati noi a trasformare una piccola parte di loro in agguerriti soldatini e colonnelli della 'ndrangheta. Allevavano cavalli, riciclavano materiali di scarto, come avviene un po' dovunque. Adesso una minoranza di questi ex nomadi, dotata di italianissimi cognomi, riesce a far pisciare addosso persino il più dritto dei malavitosi nostrani.
Sono due facce di un problema infinito. I rom di ieri ed i rom di oggi. Quelli, integrati nel peggiore dei modi oppure rimasti ai margini della società, come i Calabresi emigrati in tutto il mondo. Questi, non integrati ed indisponibili a rinunciare alla propria pigrizia, come i Calabresi emigrati in tutto il mondo.
Il problema è che in mezzo ai Calabresi emigrati in America, Australia e Svizzera, come tra i rom di ieri ed oggi in Italia, c’è anche tanta gente rispettosa, attiva e tranquilla. Questa, però, è una verità talmente banale, che è difficile farla passare.
E così, forse per la prima volta nella sua storia, anche sopra Cosenza, città dal grande passato civile e culturale, aleggia lo spiritello dispettoso del razzismo.
Per affrontare l'emergenza, l’amministrazione comunale si è sprecata: ha messo a disposizione ben quattro (4) bagni chimici. Qualcosa di più hanno fatto quelli della Provincia, pressati dai comitati antirazzisti e dal volontariato cattolico. Hanno piazzato un po' di famiglie in ostello, ma presto i fondi sono terminati e quindi si è tentata la carta di collocarli in alloggi disabitati esistenti nei diversi centri del circondario. Apriti cielo! È scoppiato il finimondo. Interi paesi in rivolta contro gli zingari. Così per un paio di mesi s'è deciso di ospitarli in una struttura missionaria ubicata nel cuore della città. Poi però, di fronte all'immobilismo istituzionale, anche da lì sono dovuti andar via, perché da soluzione temporanea si era trasformata in parcheggio permanente, con i problemi immaginabili in una realtà che ogni giorno deve già provvedere a dare sollievo ad altre centinaia di persone.
Alla fine, sono tornati a vivere sul fiume. Finché nessuna ragazza rom sarà accusata di voler sequestrare un bambino, tutto filerà liscio. In caso questa situazione si verificasse, sarebbe una calamità. Perché quaggiù, per una questione di sopravvivenza, la gente è abituata a guardare il mondo con occhi strabici.
Sopravvivono i magistrati che danno la "caccia alla mafia", ma non hanno ancora individuato un solo livello politico in trent’anni di inchieste e tre guerre di mafia.
Sopravvivono i politici che prima chiedono voti agli "amici degli amici" esternando promesse, e dopo, non mantenendole, piagnucolano nel ritrovarsi la macchina incendiata di notte.
Sopravvivono i poliziotti quando fermano trenta Rumeni irregolari che vanno a raccogliere arance nei campi: li portano nel Cpt, ma si guardano bene dall'andare ad ispezionare la tenuta in cui quei poveracci lavoravano al nero.
Sopravvivono gli abitanti dei quartieri popolari che se la prendono con lo zingaro perché "il Comune gli ha assegnato la casa popolare però se l’è venduta", ma fanno finta di non vedere che nelle case popolari vivono personaggi loschi che non ne avrebbero diritto.
Sopravvivono i Cosentini: rinnegano i nostri ritmi autoctoni di vita e inseguono l'ossessionante frenesia lavoro-guadagno-consumo che ottenebra tanta umanità nel nord Italia; imprecano contro "gli immigrati che rubano il lavoro ai nostri giovani", ma fanno finta di non sapere che le agevolazioni ed i finanziamenti pubblici sono finiti nelle tasche di "... prenditori" locali e bottegai che sfruttano i ragazzi del sud riducendoli in schiavitù.
Sopravvivono tanti giornalisti di questo angolo di pianeta, che abbaiano contro l'usura e la malavita, ma consumano le proprie nottate in locali gestiti da mafiosi in giacca e cravatta... ed esperti "cravattai".
Grazie agli occhi storti, tutti sopravviviamo. E lungo il fiume Crati s'aspetta la prossima mareggiata.


tratto da Carmilla

giovedì 19 giugno 2008

Direttiva europea sui rimpatri. Vergogna.

Una vergogna assoluta.
Il buio sta avvolgendo l'Europa.

la direttiva

P.S.:
il gruppo del PSE ha ufficialmente votato contro.
però....

i socialisti spagnoli hanno votato a favore (Zapatero sull'immigrazione si conferma un disastro)
gli esponenti del Pd, anche quelli iscritti al PSE, si sono astenuti.

Per piacere staccate la spina a questa finzione e ridate aria al socialismo vero.

T.T.

le democrazie non sono veramente obbligate a scegliere tra Monaco (vile capitolazione) e Dresda (bombardamenti sanguinosi)

Outing

Io non vado al Pd.

mercoledì 18 giugno 2008

Rebus.

"

il fallimento della Giunta * , oltre che segnalato da fatti obiettivi circa i quali è difficile discutere, … si segnala per via di tensioni fortissime tutte interne alla maggioranza. Le polemiche <…>, oltre che motivata, infatti, dal riferimento e alla critica velenosa e informata circa la irrealizzazione completa del programma elettorale di *, traggono origine da un malessere diffuso, da una sfiducia nelle intrinseche capacità amministrative del Sindaco * e della Giunta e da un allarme circa la correttezza e la legalità di alcune operazioni urbanistiche di rilevanza economica notevole … .

...

Responsabilmente ci si dovrebbe porre il problema, fin da ora, nell'interesse dell'Istituzione e dei cittadini, della gestione corrente dei prossimi x di amministrazione che si prospettano carichi di dubbi ed incertezze e, per questo, si adombra la concreta possibilità di una completa paralisi amministrativa.
Il Consiglio Comunale da tempo non assolve al suo naturale ruolo di indirizzo politico e, per fisiologiche defezioni politiche da parte della maggioranza, non ha più i numeri per riunirsi utilmente.
# sta lavorando per la città, coinvolgendo in un dibattito aperto e democratico i cittadini e le persone "per bene" al di là delle appartenenze, nel tentativo di riconsegnare alla municipalità una normalità amministrativa e gestionale che, dopo x di "*", è per molti solo un ricordo lontano.

…"

# = soggetto politico “progressista”.

* = Sindaco

x = arco temporale (mesi/anni)

Indovina autore e periodo associando/allocando/assegnando * e # .

martedì 17 giugno 2008

l'UE nell'800

L'Ue ha trovato l'accordo in commissione affari sociali che permetterebbe di arrivare a 60/65 ore di lavoro settimanali.

Vediamo se il Pse esiste in Parlamento, visto che il "Labour" è stato il principale sponsor della proposta, al fianco dei paesi dell'est.

Prima litigano seriamente al proprio interno, su lavoro, sociale, guerra, meglio è.

giovedì 12 giugno 2008

Crisi.

Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.

martedì 10 giugno 2008

10 Giugno 1967

Israele occupa Gerusalemme Est, la città vecchia, le mura erodiane e la spianata delle moschee.

Le immagini dei militari e dei cittadini dello stato ebraico che immediatamente, andando in massa sul muro del pianto "riconquistano" anche una proprietà culturale, identitaria, millenaria.

Dopo pochi giorni viene completamente abbattuto il quartiere medievale di Mughrabi, il quartiere marocchino, per costruire una grande piazza delle cosiddette mura occidentali.

Da allora Israele è attraversata, guidata, dominata dalle pulsioni oltranziste, che hanno fatto riemergere persino l'idea della costruzione del Tempio.

La famosa passeggiata del criminale Sharon lungo la spianata delle moschee ha spento le speranze di pace, ha riacceso le violenze, ha fatto "riemergere" il Tempio contro la moschea di Al-Aqsa e la Cupola della Roccia.

Da quel giorno la "Sancta Sanctorum" miete vittime, profughi, sopraffazione, violenza, occupazione.
Da quel giorno la "Sancta Sanctorum" devasta un popolo e tiene aperto uno scontro globale, lasciando un miliardo di uomini e donne nel mondo legati da una "fratellanza religiosa" nella condizione di umiliati, alla disperata ricerca di una propria liberazione.

Le mura erodiane, le mura occidentali, il muro del pianto, il muro Al-Buraq tiene sotto scacco ancora oggi il mondo e la pace.

domenica 8 giugno 2008

Assemblea Comunale - Sd

Lunedi ore 17.30 presso il Palazzetto dei Nobili, si svolgerà l'assemblea
aperta di Sinistra democratica per dibattere sui temi legati al Comune dell'Aquila ad un anno dalla vittoria alle elezioni comunali.

sabato 31 maggio 2008

Viceministro ombra

Il Governo ombra si è arricchito.
Il premier ombra ha infatti nominato il viceministro ombra Damiano al Lavoro.
Inoltre il premier ombra ha anche nominato due consulenti ombra del governo (Vassallo e Stefano Fassina).
Oramai siamo alla farsa. ombra naturalmente.

venerdì 30 maggio 2008

giovedì 29 maggio 2008

dall'investigation day...

"La nuova sfida per l'Italia, in ritardo rispetto agli altri Paesi, e' quella di una banca dati del Dna"


in effetti. ci manca solo la banca dati del dna.

martedì 27 maggio 2008

La violenza, il machismo, la destra.

Oggi accoltellato uno studente dei collettivi a La Sapienza

Ogni giorno sta diventando un bollettino.

Si è dato il via libera, si sono sciolte le briglie.

Si continua a parlare di immigrati e di sicurezza,
di aggregazione e di sicurezza,
di diversità e di "sicurezza",
si evoca l'emergenza e a furia di evocarla la si attrae, la si provoca.

Si indica un nemico povero, un nemico extra, un nemico fuori, un nemico diverso, un nemico collettivo, si costruisce l'immaginario del teatro di guerra, si costruisce il senso dello scontro, il senso dell'arena e si attrae la violenza vera, la si risveglia, la si richiama dalle fogne, per poi passare alla violenza di stato, all'autorità.
Il circolo: indicare il nemico che distrugge l'identità, la comunità, il territorio, la casa, la radice, il dio, la patria, la famiglia, si evoca reazione, si evoca restaurazione si richiama la violenza di squadra per sopperire e per restaurare, si riapre e si rigenera la violenza di stato per ristabilire il dio, la patria, la famiglia, il territorio, la casa, la radice, la comunità, l'identità.

E' il fascismo.

non altro.

lunedì 26 maggio 2008

Meglio nane che mona.

E' VERO: c'è una distorsione elevata fra percezione e realtà. Fra l'insicurezza e i motivi usati, normalmente, per spiegarla. Ormai è quasi uno slogan che echeggia in ogni discorso. Quasi un riflesso pavloviano. Proviamo crescente paura della criminalità anche se la criminalità diminuisce oppure, comunque, non aumenta. Una considerazione banale. Osservare che non c'è motivo di avere paura. Però se abbiamo paura qualche motivo c'è. E comunque: abbiamo paura.

Questa è l'unica realtà. Per l'uomo politico, l'amministratore; il "responsabile" della nostra sicurezza, la soluzione migliore è, dunque, di assecondare le nostre paure. Fornirci immagini, a modo loro, rassicuranti per curare la nostra insicurezza. Dirci che non è colpa "nostra", ma degli "altri". I "microcriminali" ("tanto piccoli che quando ci muoviamo richiamo di calpestarli", ironizzava Marco Paolini, in una pièce di qualche anno fa: il "Bestiario Veneto"). Gli immigrati. Gli zingari. Gli altri, che ci minacciano. Perché violano, anzitutto, la nostra nostalgia. Il nostro senso di comunità spezzato. Il nostro piccolo mondo schiacciato dal mondo più grande che grava, incombe su di noi. Valutazioni realistiche e perfino scontate. Dette così, tra persone colte e ragionevoli, come siamo noi, possono risultare convincenti. Però vi sfido a fare lo stesso discorso alla gente che incontrate ai supermercati. All'uscita oppure all'ingresso. Mendicanti, accattoni, zingari, stranieri. Magari i tossici. Provate a dire alla "gente comune": sbagliate a temere queste figure. I marginali, gli ultimi del nostro piccolo mondo. Voi non vi rendete conto, ma in effetti, è il mondo "in grande" che vi spaventa. La vostra insicurezza è "ontologica", come direbbe Bauman. O forse Giddens. Nasce da lontano. Dalla crisi dei riferimenti cognitivi, dei fondamenti di valore, dell'ordine globale. E' questo che mina il senso della vostra vita. Poi, verificate le reazioni dei vostri interlocutori. Nel migliore dei casi, vi guarderanno con compassione. Come dei matti. O dei poveracci. Al pari di quelli che stazionano all'ingresso ( all'uscita) del supermercato. Dipende dai punti di vista. Il problema è questo: le spiegazioni più "radicali", quelle che isolano e individuano i problemi "alla radice" e permetterebbero, quindi, di "sradicarli", sono anche le più difficile da attuare. Perché richiedono tempi lunghi. Perché fanno riferimento a ragioni lontane da noi. Nel tempo, nello spazio. Ma, soprattutto, queste spiegazioni sonno comunque complesse. Difficili da chiarire e da capire. E quand'anche vi foste riusciti, quando, cioè, il vostro interlocutore avesse compreso che sì, la fonte della sua insicurezza non è (solo) lo zingaro, l'immigrato, l'accattone, lo sfigato, il tossico. Ma è la globalizzazione. Oppure la perdita della comunità. La scomparsa del territorio.

L'urbanizzazione sconvolgente che sconvolge le menti e le solidarietà. Quand'anche foste riusciti a chiarirlo bene, al vostro interlocutore - e, se fate politica oppure un amministratore: al vostro elettore. Poi, che cosa gli dite? Quale soluzione gli proponete? Di tornare indietro nel tempo? Al passato tanto bello in confronto a questo presente desolante? Oppure di distruggere palazzi, condomini e piazze per ricostruire l'ambiente umano di un tempo? Anche voi, dei "ragazzi della via Gluck", dediti a constatare, in modo poetico e dolente, che "là dove c'era l'erba ora c'è una città" (e campi nomadi, baracche, ecc.)?

Questo mi pare il problema maggiore per quanti avversano, giustamente, una concezione dell'insicurezza che tutto riduce alle "minacce nei confronti dell'incolumità personale". E diffidano di politiche securitarie che, invece di curare l'insicurezza, la moltiplicano. Politiche e provvedimenti miopi, incapaci di vedere (e pre-vedere) oltre la punta del naso. Ma se non hai soluzioni diverse, concrete, che, comunque, promettano (a torto o a ragione, non importa) risultati reali e realistici, rischi di passare per un "nane" (si direbbe dalle parti mie). Tradotto: un idealista un po' sciocco. Un poco tonto. A cui pochi si affiderebbero per risolvere problemi veri e drammatici, come la sicurezza.

Per questo occorre prendere le percezioni sul serio. Senza contrapporle alla realtà. Perché sono più reali della realtà reale. Prendere le percezioni sul serio. Ma senza crederci seriamente. Senza indossare, anche no, gli stessi occhiali deformanti. Come fanno molti uomini di governo centrale e locale che - ormai senza distinzione politica - inseguono le spiegazioni facili e semplici. Non solo operano per ristabilire la pulizia e la polizia dell'ambiente, contro zingari, accattoni, tossici e immigrati - naturalmente irregolari. Per le ragioni che ho scritto: è comprensibile. Ma neppure credibile che il problema stia lì. Che la causa siano gli "altri". Ma se non è credibile, meglio non crederci e non farlo credere alla gente.

Le percezioni: sono reali. Vanno prese sul serio. Trattate con rispetto. Tanto più le persone che esprimono. I "portatori sani" di giudizi indimostrati. Di pre-giudizi. Vanno prese sul serio. Però fingere di crederci. Anzi: crederci davvero. Questo no. Rispettare chi crede a una realtà irreale. Rispettare l'irrealtà come una forma di realtà. Tutto questo va bene. Ma considerare reale la realtà irreale. Anzi: l'unica realtà possibile. Dare ragione a chi la considera "vera". Ribadirne le convinzioni in modo convinto. No. E' troppo. Il divario tra percezioni e realtà, va ridotto, se possibile. Ma non solo e non necessariamente dalla parte della percezioni. Meglio lavorare per verificarle. Se necessario: smentirle e contraddirle. Senza rassegnarsi al "senso comune". Alle verità date per scontate, quando scontate non sono. Anche se e quando le "nostre" verità provate sono poco visibili, frustranti da accettare. Se contraddicono le verità percepite e i miracoli promessi. Se evocano soluzioni lontane e sgradevoli, perché coinvolgono "noi" e non solo gli "altri".

Se le nostre ragioni appaiono poco ragionevoli alla gente, meglio essere prudenti e umili. Senza rinunciare alle nostre ragioni, per il timore di passare da "nane".
Meglio nane che mona.

di Ilvo Diamanti

sabato 24 maggio 2008

Amalia Rodrigues - Grandola, vila morena




Questa canzone merita un piccolo inciso.
Grandola, vila morena è una storica canzone portoghese di José Afonso.
La canzone era stata proibita dal regime di Salazar, essendo stata dedicata ad una "Società operaia" della città di Grandola anch'essa dichiarata fuori legge da Salazar.
La canzone, trasmessa alla mezzanotte tra il 24 e il 25 Aprile del '74 da Radio Renascença, fu il "segnale" di inizio della Rivoluzione "dei garofani" che liberò il Portogallo dal regime Salazarista. Amalia Rodrigues, nel periodo del regime, era certamente la "voce del Portogallo" vista la sua fama mondiale e per questo, dopo la rivoluzione, fu osteggiata dalle forze della sinistra portoghese. Amalia Rodrigues cantò, dall'estero, Grandola Vila Morena, per confermare il suo assoluto e indiscutibile amore per il Portogallo. Anche in questo caso fu "un segnale".

Amalia Rodrigues - La casa in via del campo

Amalia Rodrigues - Vitti'na crozza

Amalia Rodrigues - Sciuri, sciuri (Ciuri, ciuri)

Sondaggio 2 - Politiche Giunta per città universitaria

Alla domanda

"Come valuti le politiche della Giunta Cialente per trasformare L'Aquila in una vera città universitaria?"

hanno risposto:

Quali politiche? 44%
Pessime 23%
Buone 18%
Giunta che? 12%
E' passato solo un anno. 1%

Sondaggio - Ministro ombra al programma

Qual è il compito del ministro ombra all'attuazione del programma?

Pretendere il rispetto del programma Berlusconi 40%
Pretendere il rispetto del programma Veltroni 2%
I programmi sono uguali, far rispettare l'uno... 32%
Non far capire un c... agli italiani 24%

martedì 20 maggio 2008

Fassino d'annata - II

«Penso che quelle espressioni dei ministri spagnoli siano state sbagliate»

Fassino d'annata - I

"Se rendi il reato penale non puoi espellere il clandestino fino a quando non è stato fatto un processo quindi intanto te lo devi tenere, lo devi mettere in carcere, aspettare che si faccia il processo. In questo modo l'espulsione immediata non la puoi fare, i tempi del processo possono essere anche non immediati".

lunedì 19 maggio 2008

Commission Recommendation

on the management of intellectual property in knowledge transfer activities and Code of Practice for universities and other public research organisations.

il testo della raccomandazione

Ministero della Semplificazione: Calderoli taglia le tre leggi di Newton

"troppo complicata la gravitazione universale"
Via la meccanica celeste. Restano il Sole, il meteorite di Armageddon e il pianeta di Guerre Stellari che piace molto al figlio di Bossi.



tratto dal miglior periodico in circolazione (Diario)

venerdì 16 maggio 2008

Donna violentata a Milano, arrestato un romeno

Non ho dovuto aggiungere niente stavolta.
In questo caso, guarda un pò, Repubblica.it nel titolo riporta la nazionalità.

Naturalmente è già scomparsa la notizia della donna violentata a roma da un italiano e dell'arresto dell'italiano.

Luca

Romena stuprata dentro al center da Italiano

E' il titolo di Repubblica.it
Ma "da Italiano" non è nel titolo. L'ho aggiunto io. E' solo dentro l'articolo.

In altri casi è stato
"Donna stuprata da romeno"
"Studentessa stuprata da romeni"
"Bosniaca stuprata da romeno"


I maschi carnefici italiani non meritano un titolo di giornale?

In ogni caso, per non smentirci, basterebbe dare il senso e il cuore della notizia:
Donna stuprata da uomo.

Ma forse non si vuole affrontare la regressione alla violenza dell'uomo ed affrontare il tema come una priorità della politica, una emergenza nazionale, politica e sociale.
Le paure e le insicurezze generate da una miserrima "classe" politica, da editori e capitalisti neo-fascisti, da giornalisti lacchè e senza un briciolo di libertà e autonomia intellettuale, le paure e le insicurezze oggettivamente generate dalla globalizzazione e alimentati dagli stessi di sopra, stanno facendo rispolverare e riesplodere tutte le risposte che ricostruiscono una presunta autorità, un presunto controllo, un presunto ordine sociale.
Tra questi c'è la ricostruzione dell'uomo padre-padrone-padrino.

giovedì 15 maggio 2008

Pog rom - 2

a novembre, all'apertura del blog, inserii un post chiamato Pog rom che riporto.

Dopo quello che è accaduto a Napoli, dopo le elezioni, nell'incredibile torsione autoritaria in coruso e nell'inseguimento a chi è piu' "repressivo" la preoccupazione è davvero alta.


Pog rom

Dico la verità, in questi giorni sto soffrendo moltissimo.
Ho la sensazione che questo paese non abbia gli
anticorpi necessari a "capire" e "contrastare"
eventuali svolte di stampo fascista.
Basta riflettere sulla morte della donna a roma,
a come sia stata "maneggiata"dai media e
dalla politica (con un inseguimento incredibile
tra media e politica...) in maniera spregiudicata.
Ed è stato semplicissimo varare provvedimenti di "emergenza"
sulla sicurezza che non credo abbiano eguali negli ultimi 40/50 anni.

Sono spaventato. La sinistra c'è cascata di nuovo;
ha soffiato sul fuoco pensando di "coprirsi" su un
tema che, aldilà delle parole, non ha saputo
affrontare culturalmente, finendo per provocare
un incendio facilmente cavalcato da fini e co.

E' vero, siamo su una polveriera.
Ma ci abbiamo acceso un falò sopra!
In pochi giorni abbiamo fatto enormi passi indietro.

Oggi è normale abbattere in un giorno il campo.
Oggi è normale espellere in un giorno migliaia
di persone affidando ai prefetti l'atto.
Oggi è normale prendere provvedimenti restrittivi
extra-jus per "pericolosità sociale".
Oggi è "comprensibile" l'ira di chi attua
violenze squadristiche.

Nel 2007 abbiamo già avuto alcuni pogrom (Opera, Milano).
I rom sono tra fuga e deportazione, di nuovo.

martedì 13 maggio 2008

Governo ombra, l'ombra del governo.

Ormai impazza la domanda.
Ed è davvero il simbolo del delirio cui è giunto Veltroni e il Pd.

Cosa dovrebbe fare il

Ministro Ombra per l'attuazione del programma ?

L'ombra della sinistra

Brunetta, Maroni, Sacconi, Matteoli, Scajola, Gelmini, La Russa hanno cominciato la loro avventura lanciando minacce, anatemi, deliri vari.
Non si comprende se i ministri ombra condividano le dichiarazioni, nè cosa pensino i "leader" del Pd.

Del governo ombra, hanno ragione, c'è solo l'ombra.
Della sinistra neanche l'ombra.

Girogirotondo - quasi quasi mi faccio una ronda

di Roberto Cotroneo

Alla fine sempre in tondo ci tocca girare. Dal paese dei girotondi al paese delle ronde. Va detto, erano meglio i girotondi, almeno c’era un po’ di piacere gioioso in quelle catene di mani che si tenevano assieme. Ora con le ronde il vento di destra soffia come non mai. Cittadini volenterosi, cittadini seri, cittadini emotivi, cittadini di An, e cittadini persino del Partito Democratico, e poi cittadini che diventano City Angels. Tutti in strada, disarmati, è ovvio, a difenderci dalle aggressioni, dai pericoli della strada. Gente che controlla che tutto sia a posto, e che utilizza taccuino e macchina fotografica, oltre naturalmente al cellulare.

Loro ci sono, le forze dell’ordine anche, quattro occhi sono meglio di due. Ma il clima comincia a suonare drammatico, persino grottesco: «Ci puoi riconoscere dal basco o berretto blu», dice il sito dei City Angels, «simbolo delle forze Onu portatrici di pace, e dalla giubba o maglietta rossa con sopra il nostro logo, un’aquila che protegge la città».

Il basco, certo, copricapo per eccellenza di tutti gli eserciti di tutto il mondo, dei partigiani, di Che Guevara. Loro li riconosci dal basco, e le ronde padane le riconoscerai dal verde scintillante, e quelle di An da che cosa le riconosci? Avranno un basco bordeaux come quello dei parà della Tuscania? E le ronde democratiche e di sinistra, invece? Basco nero come il Che. Ma non è che poi alla fine si confondono una con l’altra. La ronda padana litiga con la ronda di Alleanza Nazionale per il controllo delle strade e del territorio. E con le ronde di sinistra come facciamo? Applichiamo le percentuali delle elezioni, semplice. Il 30 per cento o poco più del territorio di una città va a loro. Possibilmente le zone centrali, quelle un po’ snob, dove si potrebbe vigilare su barboni, alcolisti disperati, con una certa attenzione al decoro urbano. Mentre nelle periferie ci mandiamo quelli che hanno una predisposizione quasi genetica al rondismo. Veri militari, armati di buona volontà e muscoli saldi (riguardo ai nervi, lasciamo perdere, è una pretesa eccessiva), pronti immobilizzare immigrati molesti, ladri di appartamento, rom con predisposizione al furto, e tutto quanto desta sospetto. Cammineranno allineati in mezzo alle strade, genere “intoccabili” e desteranno ammirazione in tutti. Le ronde si potranno ufficializzare creando un registro delle ronde. Con una normativa su divise, colori di appartenenza e zone di influenza. Si potrebbe anche tirare a sorte, e persino spostarle, da una città all’altra, se ce ne è bisogno, e per riunire il paese, dargli di nuovo un’identità nuova, mandare i rondisti padani a Catania, e i rondisti siciliani a Varese. Che sarebbe persino una bella cosa. I nostri ragazzi di ronda si potrebbero conoscere tra loro, e capirsi, e stare assieme.

Con il tempo la ronda, da fenomeno occasionale e spontaneo, oltre che emotivo, potrebbe diventare organico. E visto che molti giovani sono senza un lavoro fisso, si potrebbe decidere per la ronda di leva. Vieni chiamato per due mesi, una volta all’anno, a girare in tondo per quartieri a rischio, luoghi malfamati, e periferie povere e difficili. Senza armi, certo. Ma consapevole di un compito che ormai si potrebbe definire storico. Si potrebbe creare un comando generale delle ronde. E organizzare anche la sfilata dei rondisti nel giorno della ronda, che verrà stabilito dal Parlamento, con i loro baschi, i loro colori e le loro divise. Finalmente si potrà anche cominciare a pensare che la ronda possa diventare anche un’occasione di guadagno. Con Tremonti e Berlusconi al governo si potrebbe studiare un canone per le ronde, da pagare come l’Ici, e che permetterebbe ai comuni di finanziarle. I cittadini danno qualche euro e le ronde vengono stipendiate. Con il tempo anche sponsorizzate. Sulla camicia da rondista potremmo metterci un bel marchio, una griffe, e di sicuro gli stilisti potrebbero disegnare divise e stemmi, perché noi italiani siamo eleganti. E non è che mandiamo le ronde in giro come fossero degli straccioni.

Sarebbe opportuno, essendo ronde, decidere se ruotano in senso orario, o in senso antiorario. Sarebbe meglio il primo caso, ovvero da sinistra verso destra, vista la tendenza elettorale degli ultimi tempi, ma in Toscana e in Emilia, e certamente nella Bologna del sindaco Cofferati, è auspicabile il ruotare da destra verso sinistra. Ma accanto alla guardie padane, alla ronda di notte di quelli di destra, alle ronde di sinistra, tanto politicamente corrette, ci sono anche quelli che vorrebbero farsi una ronda tutta loro e non sanno come iniziare, quali moduli compilare, e se c’è qualche agevolazione fiscale. A parte che ci sono scuole di ronde che cominciano a nascere per l’Italia. Dove uno si iscrive, e comincia a girare in tondo per un po’, passeggia per la città con un istruttore, e ogni tanto fa il 113 e dice, individuo sospetto all’incrocio tra via Garibaldi e piazza Mazzini. Ma si potrebbe devolvere l’8 per mille della dichiarazione dei redditi alla propria ronda preferita. Ronde cattoliche, ronde comuniste, ronde progressiste e riformiste, ronde mistiche e pacifiste, ronde gandhiane. Anche ronde ambientaliste, certo, specializzate nel controllare che non si sporchino le spiagge o che i padroni dei cani puliscano come si deve il marciapiede.

Ci saranno ronde di cielo, ronde di mare e ronde di terra. Le ronde in pedalò e le ronde di montagna, perché i sentieri alpini mica sono più quelli di una volta, e ronde multinazionali e multietniche, ovviamente. Arriverà il giorno che i nostri nipoti potranno finalmente dire: se lei non se ne va, chiamo la ronda, anziché i carabinieri e la polizia. Perché tutti saranno rondisti, e l’ordine regnerà sovrano per l’intera penisola. E tutto sarà sotto controllo. E saremo finalmente un popolo ordinato e felice.

da l'Unità


lunedì 12 maggio 2008

Raffaele Lombardo

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Chi è davvero Raffaele Lombardo?

È il cuffarismo ripulito, aggiornato con un elemento di sobrietà e con carattere di maggiore scientificità. Cuffaro è uno che sulla sua agenda ha i nomi di 30.000 clienti pronti a spendersi per lui, ai quali si sente in dovere di garantire amicizia, baci e preghiere per la Madonna. Lombardo di nomi ne ha 60.000, e con loro ha un rapporto di totale spregiudicatezza: voi siete i miei clienti, io sono il vostro garante, il nostro è un rapporto di mercato politico, io vi do e in cambio ricevo consenso, vi garantisco l’occupazione sistematica di tutti i luoghi della pubblica amministrazione e così costruisco il mio potere. Si cuce addosso un vestito da sartoria di provincia per cui tutto questo diventa una battaglia per l’autonomismo siciliano, ma in realtà non esiste centralismo politico più feudale. Da vicesegretario nazionale del suo partito, da grand commis della Dc, da presidente provincia, da vice sindaco di Catania, ha sempre accentrato nelle mani del potere politico per poi distribuire in termini di presidio militare delle istituzioni.

Chi c’è dietro di lui?
È ormai un sistema di potere che si autoalimenta. Le sue liste sono numerose perchè non sono soltanto un modo per essere eletti: per molti sono liste di collocamento, perché in base al punteggio che ottieni, poi diventerai portantino all’ospedale o direttore generale dell’Usl, a seconda del tuo peso specifico. Le scelte vengono misurate in funzione della capacità di raccogliere consenso, non ci sono meriti, capacità, competenze. Ci sono fedeltà da una parte, capacità di gestire consenso dall’altra. Ovviamente tutto questo è più forte all’interno della famiglia, e infatti la famiglia Lombardo è la meglio rappresentata in Italia: tra fratelli, cugini, cognati, è l’azionista di maggioranza di buona parte delle amministrazioni siciliane. Un sistema elevato alla perfezione, dove non c’è nulla né di romantico né di meridionalista. Anzi, è lo Stato centrale che in Sicilia si incarna nel centralismo della politica, in un uomo che decide tutto e decide per tutti.
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estratto di intervista a Claudio Fava, Tratto da Left

domenica 11 maggio 2008

Sempre Travaglio su schifani

Chiedendo scusa per il disturbo, senza voler guastare questo bel clima di riverenze bipartisan al neopresidente del Senato Renato Schifani, vorremmo allineare qualche nota biografica del noto statista palermitano che ora troneggia là dove sedettero De Nicola, Paratore, Merzagora, Fanfani, Malagodi e Spadolini. Il quale non è omonimo di colui che insultò Rita Borsellino e Maria Falcone (“fanno uso politico del loro cognome”, sic) perché erano insorte quando Berlusconi definì i magistrati “disturbati mentali, antropologicamente estranei al resto della razza umana”: è proprio lui. Non è omonimo dell’autore del lodo incostituzionale che nel 2003 regalò l’impunità alle 5 alte cariche dello Stato, soprattutto a una, cioè a Berlusconi, e aggredì verbalmente Scalfaro in Senato perché osava dissentire: è sempre lui.

L’altroieri la sua elezione è stata salutata da un’ovazione bipartisan, da destra a sinistra. Molto apprezzati il suo elogio a Falcone e Borsellino e la sua dichiarazione di guerra alla mafia. Certo, se uno evitasse di mettersi in affari con gente di mafia, la lotta alla mafia riuscirebbe meglio. Già, perché - come raccontano Abbate e Gomez ne “I complici” (ed. Fazi) - trent’anni prima di sedere sul più alto scranno del Parlamento, Schifani sedeva nella Sicula Brokers, una società di brokeraggio fondata col fior fiore di Cosa Nostra e dintorni. Cinque i soci: oltre a Schifani, l’avvocato Nino Mandalà (futuro boss di Villabate, fedelissimo di Provenzano); Benny D’Agostino (costruttore amico del boss Michele Greco, re degli appalti mafiosi, poi condannato per concorso esterno); Giuseppe Lombardo (amministratore delle società dei cugini Nino e Ignazio Salvo, esattori mafiosi e andreottiani di Salemi arrestati da Falcone e Borsellino nel 1984). Completa il quadro Enrico La Loggia, futuro ministro forzista. Nei primi anni 80, Schifani e La Loggia sono ospiti d’onore al matrimonio del boss Mandalà. All’epoca, sono tutti e tre nella Dc. Poi, nel 1994, Mandalà fonda uno dei primi club azzurri a Palermo, seguito a ruota da Schifani e La Loggia. Il boss, a Villabate, fa il bello e il cattivo tempo. Il sindaco Giuseppe Navetta è suo parente: infatti, su richiesta di La Loggia, Schifani diventa “consulente urbanistico” del Comune perché - dirà La Loggia ai pm antimafia - aveva “perso molto tempo” col partito e aveva “avuto dei mancati guadagni”.

Il pentito Francesco Campanella, braccio destro di Mandalà e Provenzano, all’epoca presidente del consiglio comunale di Villabate in quota Udeur, aggiunge: “Le 4 varianti al piano regolatore… furono tutte concordate con Schifani”. Che “interloquiva anche con Mandalà. Poi si fece il piano regolatore generale… grandi appetiti dalla famiglia mafiosa di Villabate. Mandalà organizzò tutto in prima persona. Mi disse che aveva fatto una riunione con Schifani e La Loggia e aveva trovato un accordo: i due segnalavano il progettista del Prg, incassando anche una parcella di un certo rilievo. L’accordo che Mandalà aveva definito coi suoi amici Schifani e La Loggia era di manipolare il Prg, affinché tutte le sue istanze - variare i terreni dove c’erano gli affari in corso e penalizzare quelli della famiglia mafiosa avversaria - fossero prese in considerazione dal progettista e da Schifani… Il che avvenne: cominciò la stesura del Prg e io partecipai a tutte le riunioni con Schifani” e “a quelle della famiglia mafiosa, in cui Schifani non c’era”.

Domanda del pm: “Schifani era al corrente degli interessi di Mandalà nell’urbanistica di Villabate?”. Campanella: ”Assolutamente sì. Mandalà mi disse che aveva fatto questa riunione con La Loggia e Schifani”. Il tutto avveniva “dopo l’arresto di Mandalà Nicola”, cioè del figlio di Nino, per mafia. Mandalà padre si allontana da FI per un po’, poi rientra alla grande, membro del direttivo provinciale. E incontra Schifani e La Loggia. Lo dice Campanella, contro cui i due forzisti hanno annunciato querela; ma la cosa risulta anche da intercettazioni. Nulla di penalmente rivelante, secondo la Dda di Palermo. Nel ‘98 però anche Mandalà padre finisce dentro: verrà condannato in primo grado a 8 anni per mafia e a 4 per intestazione fittizia di beni. E nel ‘99 il Prg salta perché il Comune viene sciolto per infiltrazioni mafiose nella giunta che ha nominato consulente Schifani. Miccichè insorge: “E’ una vergognosa pulizia etnica”. Ma ormai Schifani è in Senato dal 1996. Prima capogruppo forzista, ora addirittura presidente. Applausi. Viva il dialogo. Viva l’antimafia.

Travaglio su schifani

Lettera al sindaco - Aprire una riflessione per cambiare passo.

Carissimo Sindaco,

ad un anno dalla grande vittoria dell’allora centrosinistra alle elezioni comunali, il movimento di Sinistra democratica, ha aperto una profonda riflessione collettiva sull’attività amministrativa. Ben consapevoli dell’eredità pesante lasciata dall’amministrazione precedente, il movimento ritiene che alla grande forza del risultato elettorale non siamo stati in grado, come coalizione, di corrispondere con una adeguata spinta al necessario cambiamento. Il programma presentato agli elettori è un programma ambizioso e non c’è dubbio che nessuna amministrazione si possa “valutare” ad un anno dal mandato. Eppure a noi pare, confortati dal nostro costante rapporto con i cittadini, che su troppi campi non sia evidente l’indirizzo, la strada che l’amministrazione ha intrapreso per il raggiungimento degli obiettivi fissati. Il rischio, il rischio terribile per una città come L’Aquila ancora in cerca di una sua identità per il XXI secolo, è che si proceda “alla giornata”.

Un anno fa abbiamo, insieme a tutto il centrosinistra, indicato alcune linee-guida per l’amministrazione della città.

L’Aquila città dell’Hi-tech, della Ricerca, dei saperi e dell’Università;

cultura, qualità, ambiente e comprensorio per lo sviluppo “dei turismi” ;

sostenibilità e recupero urbano, funzione pubblica della pianificazione, nuovo Prg per un sistema urbano policentrico di qualità attento alla città-territorio.

welfare municipale e studentesco;

qualità dei servizi e riorganizzazione delle società partecipate.

Queste sono alcune delle questioni che erano e rimangono centrali per un reale cambiamento della città e sulle quali è indispensabile un passo nuovo.

Nel programma indicammo anche un metodo, centrato sulla partecipazione, sulla democrazia urbana e sulla cittadinanza. Un metodo che è anche uno stile e che ci induce, a partire da questa lettera, a chiedere che il passo nuovo sia il frutto di una riflessione ampia, del centrosinistra e delle cittadinanze attive. Una riflessione che permetta di individuare e rimuovere gli ostacoli che impediscono il dispiegarsi completo dell’azione amministrativa.

I ruoli distinti del Sindaco, della Giunta nella sua funzione di esecutivo collegiale, del Consiglio e della sua maggioranza, dei Consigli di circoscrizione e degli amministratori delle società partecipate devono concorrere, nelle distinte responsabilità, all’esercizio del governo del cambiamento.

Con questa lettera Sinistra democratica vuole aprire questa riflessione, chiedendoti, non solo un incontro e un confronto con il gruppo e il coordinamento comunale di Sd, ma anche un confronto con l’assemblea aperta di Sinistra democratica.

Naturalmente questa riflessione non è e non vuole essere esclusiva tra Sinistra democratica e il Sindaco della città, per questo chiederemo a tutte le forze del centrosinistra di fare insieme questo percorso, consapevoli che in una fase in cui si è dissolta la coalizione dell’Unione a livello nazionale, vanno ricercate e ricostruite le ragioni per un rinnovato centrosinistra, ragioni che permettano un governo condiviso dell’amministrazione comunale.

Salutandoti, ribadiamo la richiesta di un incontro al più presto, per avviare insieme questa riflessione.

Luca D’Innocenzo
Coordinatore Comunale Sinistra democratica

Giustino Masciocco
Capogruppo Sinistra democratica Comune dell’Aquila

venerdì 9 maggio 2008

Esci partito dalle tue stanze!

È bene all'interno di Sinistra Democratica discutere su ciò che è accaduto e sulle cose che dovremo decidere. Ed è bene che ciò si faccia in punta di verità, affrontando intanto una domanda dolorosa, ma necessaria: abbiamo fatto bene ad andarcene dai DS? A cercare una strada nostra e a rifiutare l’approdo ecumenico nel Partito Democratico? Io sono convinto di sì. Il progetto del PD (e lo dico senza che ciò suoni da conforto per i nostri errori) ha rivelato le contraddizioni, le semplificazioni e le reticenze che avevamo previsto con largo anticipo. Se fossimo rimasti dentro, magari con il pretesto di dar vita alla sinistra del PD, oggi saremmo ridotti a una delle molte correnti incattivite di quel partito, accanto a veltroniani, dalemiani, amici di Letta, ex popolari, fedeli di Prodi e reduci di Rutelli. Roba da nozze con i fichi secchi.
Bene facciamo a non nutrire rimpianti. E bene faremo a non emulare il Pd nei sui vizi. Per cui, compagni e amici, facciamo sforzo di sincerità. Siamo rimasti – nelle forme organizzative, nei rapporti personali, nell’elaborazione della nostra attività – la mozione di minoranza di un partito (che nel frattempo aveva cessato di esistere). Di più. Siamo stati percepiti come una somma di mozioni: ci battevamo, con onesta generosità, per una sinistra unita e plurale ma intanto facevamo fatica a elaborare il lutto dai DS, dalle sue formule congressuali, dalle sue pratiche autoreferenziali. Abbiamo continuato a coltivare con religiosa sacralità i concetti di “area”, “sensibilità”, “componente”: categorie che forse un tempo hanno avuto una loro ragione d’essere, ma che oggi fanno parte di un malinconico rituale politico.
Sia chiaro: non si tratta di rifiutare una dialettica forte, vera e perfino aspra sulle cose da fare, sui gesti da compiere, sui riferimenti culturali e politici da assumere: si tratta di non incartare questa dialettica in un gioco delle parti. È ciò che ci mandano a dire gli elettori smarriti, quelli migrati altrove o rimasti a casa: dateci un segno che una nuova stagione della politica non sarà soltanto la somma di vecchie liturgie e di vecchi gruppi dirigenti. Ci chiedono un segno concreto che sappia mettere in discussione linguaggi, categorie, pratiche. Quel segno, diceva bene Carlo Leoni qualche giorno fa, passa anche attraverso la capacità di rivedere e di rilanciare le forme della partecipazione alla vita di Sinistra Democratica.
Ed è questo un punto discriminante. Di fronte al comprensibile passo indietro di Fabio Mussi dai ritmi e dalle responsabilità della sua funzione di coordinatore, vogliamo ridurre questa partecipazione a una frettolosa contabilità di assemblee locali per eleggere il nuovo coordinatore del movimento? Magari per tornare a contarci e ricontarci? Tutto qui?
Credo che sarebbe ingeneroso nei confronti di Mussi, come se davvero il colpo d’ala di Sinistra Democratica sia legato alla scelta d’un nuovo “leader”, dimenticando che Fabio - responsabile come tutti noi per le scelte, i ritardi e gli errori di questa fase – più di noi ha saputo mantenere in questi mesi la linea di una assoluta, intransigente coerenza con il progetto fondativo del nostro movimento. Ma sarebbe ingeneroso anche nei confronti della nostra gente che chiede protagonismo e partecipazione sulla politica nel suo complesso. Sulle cose da fare. Sui terreni concreti su cui misurarsi. Sul modo di rendere Sinistra Democratica un luogo inclusivo, aperto, contaminato e finalmente arricchito anche da chi non proviene dall’esperienza dei DS.
Partecipare vuol dire allargare, aprire, condividere. Anche per questo non mi riconosco più in un dibattito su quale debba essere la nostra tradizione politica di riferimento: se quella comunista, quella socialista, l’ambientalista… È un vecchio gioco, una collezione di nomi e di memorie che alla fine non produce nuova politica ma solo gestione dell’esistente. Qualcuno crede che verremo giudicati per un’astratta evocazione delle categorie del socialismo o del comunismo, o piuttosto per le scelte, i gesti, le azioni? A Vicenza s’è vinto non per aver messo al centro le proprie tradizionali appartenenze ma perché un candidato sindaco, e la coalizione che lo appoggiava, ha detto ciò che il governo Prodi non aveva saputo dire, ovvero che sulla base militare di Dal Molin non decideranno gli americani ma i vicentini, con un referendum che restituirà a ciascuno di loro piena sovranità sulla loro vita. È stata una battaglia ascrivibile al socialismo europeo? Alla falce e martello? Gli elettori non se lo sono chiesti. Si sono chiesti semplicemente se questa sinistra li avrebbe saputi tutelare e rappresentare di fronte all’arroganza di quella base.
Insomma, cari compagni, abbiamo o no l’umiltà e il coraggio di comprendere cosa ci sia dietro quel “tre” politico che ci è stato assegnato alle ultime elezioni? Gli italiani ci mandano a dire che questo è un paese diseguale, sgraziato, confuso, ingenuo, un paese di caste e non di classi, un paese in cui stanno male, malissimo, il laureato disoccupato, il ceto medio con stipendi in caduta libera, l’operaio che rischia di crepare in fabbrica, il ricercatore universitario a 800 euro al mese, il precario invecchiato in attesa del posto fisso, il commerciante meridionale condannato a pagare il pizzo...
Gli elettori di sinistra che ci hanno voltato le spalle non vogliono sapere se faremo parte della famiglia del socialismo europeo o dell’internazionale comunista, e nemmeno se falce e martello saranno ancora un minuscolo logo in fondo al nostro simbolo come le prescrizioni di un medico. Vogliono sapere chi siamo, cosa vogliamo fare per questo paese, come ci faremo carico della sua concreta, drammatica richiesta di cambiamento. Vogliono sapere in che modo crediamo di ricostruire una forma della politica che parta dal basso e dagli altri, non da noi stessi. Gli elettori di sinistra ci chiedono di aprire le nostre finestre e di guardare fuori, per capire cosa accade oltre la linea del nostro consueto orizzonte. Che è cosa più complicata e meno rituale del semplice “ritorno sul territorio”. Mayakowski, poeta e comunista, alla fine si ammazzò perchè stufo di un comunismo fatto di regole, liturgie e primi della classe. Ma prima ci mandò a dire, in un solo verso, tutta la sua rabbia, tutta la sua disperazione, tutta la sua verità: “Esci partito dalle tue stanze, torna amico dei ragazzi di strada”.

Claudia Fava