L'Aquila, 06 Aprile 2009

Le parti del nostro animo che la guerra ci ha strappato, ritorneranno al focolare.

sabato 29 marzo 2008

campagna elettorale

...leggermente impegnativa, direi.

lunedì 24 marzo 2008

Per la laicità, quindi laicista

Non capisco questi continui distingui.
Sono solo il frutto di un politicismo.
Essere laicisti significa esattamente essere
per la laicità dello stato.

venerdì 21 marzo 2008

Giovanni Berlinguer

Ventiquattro mesi. Tanto è passato dalla fine dell'ultima tornata elettorale, quando il Paese si ritrovò materialmente spaccato in due, con risultati al di sotto delle aspettative e delle speranze che avevano animato il centrosinistra nella fase di opposizione al governo Berlusconi. Quel risultato avveniva dopo la stagione straordinaria dell'impegno pacifista, dello scontro sull'articolo 18, delle grandi manifestazioni della Cgil, e dopo il referendum a difesa della Costituzione, che malgrado le divisioni della sinistra conquistò una consistente maggioranza nelle urne.
L'Unione, stretta nei margini della risicata vittoria su Berlusconi, non è riuscita a conquistarsi una propria soggettività politica.

Tra il prima e il dopo di quella stagione politica, si consolidano nel centrosinistra nuovi progetti e formazioni politiche. Da una parte inizia il suo percorso la Sinistra Arcobaleno, dall'altra nasce il Partito Democratico, con l'idea di mutare la vicenda italiana collocando al centro dello schieramento politico i Ds e la Margherita. Un progetto di fusione a freddo, si disse, stretto in logiche di ceto politico, che sarebbe stato destinato al naufragio in assenza della svolta radicale impressa a tutto il processo da Walter Veltroni. La crisi del governo dell'Unione guidato da Romano Prodi si deve a esponenti centristi (Mastella e Dini in testa) e non certo alle forze della sinistra.

Ma il nodo è politico e sta nell'impossibilità di tenere insieme il governare con una coalizione che registrava difficilissimi equilibri e la costruzione di una nuova soggettività politica, quella del Pd, proiettata in un nuovo schema politico-istituzionale. Ed è incredibile, quasi paradossale, come a poche settimane dalla sconfitta parlamentare, l'opera di governo di Prodi sia stata rapidissimamente accantonata, quasi evaporata, nonostante i suoi successi in campo economico e in politica estera, le sue qualità personali e la scelta di un rigore, umano e politico, propri del cattolicesimo democratico. Anche questo è il segno della conclusione di una fase e dell'apertura di un nuovo scenario che ha in primo piano, a destra come a sinistra, la costruzione di nuovi soggetti politici.

Di fronte alla crisi della politica, che è essenzialmente crisi dei partiti, della loro lontananza dai cittadini e dalle loro esigenze, di fronte alle convulsioni degli schieramenti e al panorama delle liste appena presentate, la sinistra ha di fronte a sé la prova delle prove. Per la Sinistra Arcobaleno la sfida è grande: si tratta di avviare, nel pieno del confronto elettorale, una grande riflessione sui caratteri della trasformazione morale e intellettuale di cui l'Italia ha bisogno. Non basterà questo mese per ricostruire la sua analisi critica, riuscendo a valorizzare nuovi approcci che derivano dall'apporto di molte culture, a partire da quelle che hanno origine nel lavoro, nell'ambientalismo e nella differenza di genere. Ma deve vivere a pieno la forza e la consapevolezza che da questo intreccio può maturare una visione moderna dello sviluppo, e non solo della distribuzione delle risorse. Per quanti si sono raccolti sotto il simbolo dell'Arcobaleno, il compito prioritario é quello di ragionare in fretta e bene, ovvero capire e incidere sull'Italia, ricostruendo le proprie opzioni politiche e valoriali, mettendo a frutto le esperienze, specie quelle più avanzate, che animano tanti spezzoni della società civile, e quelle di governo, a cominciare dai molti risultati positivi registrati nelle amministrazioni locali e nelle Regioni.
Questo passaggio, che è insieme politico ed elettorale, può ricostruire un punto di vista originale e proporre una visione più avanzata dell'Italia, esprimendo il meglio della politica "utile" che affonda sulle testimonianze personali, su una radicalità sociale e ideale, con un'ambizione critica capace di leggere il presente (e il futuro) dell'Italia e del mondo.
Altro che voto utile. La competizione nello schieramento di centrosinistra sta tra chi sa leggere meglio i processi, tra chi li rappresenta con maggiore efficacia, tra chi vive la politica in modo trasparente e disinteressato, tra chi offre visioni del futuro dentro la quotidianità del presente, tra chi riesce a meglio contrastare gli elementi di sofferenza sociale prodotti dalla globalizzazione selvaggia. La spinta positiva che va messa in campo deve anche riuscire ad intercettare quelle sollecitazioni al protagonismo, alla creatività, alle libertà e alla partecipazione che legano le nuove generazioni alla storia e alle conquiste del movimento operaio.

La prossima campagna elettorale dovrebbe essere questo. Per la sinistra, unita e plurale, si tratta di mettersi in cammino lasciando i vecchi recinti, per costruire forme politiche nuove, non evanescenti né provvisorie, perché altrimenti si tradirebbero le tante attese suscitate, specie tra i giovani. La campagna elettorale e i passi concreti verso la costruzione di un nuovo soggetto politico possono intrecciarsi positivamente e costituire un passaggio irreversibile. L'impegno di Fausto Bertinotti, e di molti altri, donne e uomini, esprimono per storia, prestigio e competenza, un'idea forte di giustizia sociale, di ripristino della centralità del lavoro, di piena espressione dell'ambientalismo come pietra di paragone del mondo futuro.
Abbiamo pochissimo tempo.

Questa campagna elettorale sarà breve e difficile. Ma abbiamo una carta politica forte, per l'oggi e per il domani del nostro paese: ri-costruire la sinistra italiana. Il voto può darle la forza necessaria. Sappiamo come e quanto sia stato e sarà faticoso questo processo, fatto di tante, troppe resistenze e riserve. Ora siamo in campo e sta da questa parte il vero voto utile. Un voto diventa utile quando è effettivamente diverso dagli altri voti possibili. E vale soprattutto se i cittadini, anche quelli con il cuore e la testa a sinistra, il giorno del voto incontreranno non un cartello elettorale, ma un progetto carico di senso e di futuro. Ciò vale per i partiti che fin qui la rappresentano, ma riguarda soprattutto la sinistra reale, diffusa, e una sinistra potenziale, che più cresce di senso il disegno generale, più si traduce in partecipazione, impegno, chance di vittoria. Una larga, aperta, accogliente sinistra arcobaleno, fatta di associazioni, giornali, movimenti.

Sappiamo bene che il progetto politico che vogliamo mettere in campo richiede tempo, lavoro, sacrifici. Il precipitare della crisi politica e la corsa al voto anticipato ha fatto entrare in gioco elementi di necessità. Ma abbiamo la possibilità di dare da subito segnali visibili, concreti, di un vero inizio.
Di fronte al manifestarsi di un mezzo terremoto del sistema politico italiano, la questione era e resta quella di mettere in campo una nuova sinistra che, per riferimenti ideali, per visioni e per culture critiche, per capacità di aggregare forze sociali ed intellettuali, a cominciare dal lavoro, si dimostri capace di una risposta a quel senso di perdita che si è vissuto nell'ultimo decennio. Una nuova sinistra che sappia misurarsi con la costruzione di nuove radici sociali nelle tante precarietà e particolarità della società italiana, dando significato ad una varietà di bisogni che la crisi e il declino dell'Italia non hanno cancellato, e anzi ne hanno reso più evidenti ed acute le disparità.

Diventa perciò essenziale, anche nel periodo elettorale, la questione di una riforma profonda della politica stessa, insieme a una analisi più approfondita dei destini nazionali. Con la consapevolezza che costruire una nuova sinistra rappresenta la risposta ad un bisogno forte di una parte larga della popolazione, dopo che al centro si sono auto-collocate le culture e le classi dirigenti che pure hanno avuto una storia e una cultura legate al movimento operaio. Mantengo peraltro ferma la convinzione che tutte queste forze sono e saranno comunque essenziali per un'eventuale, futura azione di governo e di cambiamento, nel Paese, nel Parlamento come negli enti locali e nelle Regioni. La realtà stessa della crisi politica italiana e le vicende dell'economia internazionale possono far emergere contraddizioni e aprire un confronto e un dialogo che non dobbiamo pregiudizialmente dare per impossibile e precluso.
Nulla è scontato, e sono molti i fattori che possono rendere utile e positiva la funzione di rappresentanza di una sinistra che ad aprile cerca, con il voto degli elettori, di costruire il suo domani.

mercoledì 19 marzo 2008

Illusionisti

Giovanni Lolli:
Giochi del Mediterraneo
Museo del Rugby
Università della Montagna

il prossimo è il bando Anci.
Sono degli illusionisti.

Le mani sulla città.

Un manifesto campeggia in città.
La Presidente della Provincia, il Sindaco dell'Aquila, il Sottosegretario allo Sport
intorno ad un tavolo, con una cartina della città dispiegata, e le loro mani ad indicare
progetti di speculazione. La scritta: progettare il futuro.

Bel manifesto! Rappresenta esattamente la situazione attuale.
Tre persone decidono, tra loro, senza democrazia, senza regole, senza trasparenza,
sull'intera urbanistica e sull'intera pianificazione territoriale, con la corte dei palazzinari
a fare la fila fuori la porta.

Vergogna!
Giu' le mani dalla città!

sabato 8 marzo 2008

8 Marzo, auguri a tutte/i

Come ogni anno sono ad augurare a me, a noi, all'Italia, all'umanità,
che le vostre lotte continuino a tenere accesa la speranza nella trasformazione,
che la vostra dignità, la vostra forza, la vostra libertà, continui ad alimentare
una rivoluzione civile e sociale.

giovedì 6 marzo 2008

Calearo, Baretta, Nerozzi

Massimo Calearo, presidente di Federmeccanica. La piu' oltranzista delle associazioni "categoriali" di Confindustria, leader degli industriali Vicentini, i piu' oltranzisti delle associazioni territoriali
di Confindustria, capolista in Veneto.
Ritiene "eccezionale" la legge 30, si ritiene "incompatibile" con Visco e la lotta all'evasione (è stato scelto lui, non Visco), inneggia a Mastella che ha fatto cadere il governo Prodi, ha l'inno d'italia come suoneria oggi che è nel Pd, ma la Santachè gli ricorda che aveva un inno ben piu' di destra (Giovinezza? Faccetta nera?), inneggia allo sciopero fiscale ed è stato il piu' leghista degli industriali.
E' l'organizzatore del famoso convegno di Confindustria dove Berlusconi insultò i leader confindustriali sommerso di applausi dalla platea. Favorevolissimo alle nuove basi di Vicenza. Odia la Guardia di Finanza...
Ha reso quasi impossibile la trattativa per il rinnovo sindacale, è stato l'artefice dell'isolamento della FIOM insieme a parte della CISL.
Ha tentato anche quest'anno di far saltare l'accordo con la FIOM, ma ha tenuto l'asse FIOM-FIM-UILM grazie allo spostamento dell'ultimo anno della FIM CISL su posizioni piu' "sindacali". Si è opposto fino a vincere all'introduzione di 1 ora (una!) l'anno di assemblea sulle norme sulla sicurezza sul lavoro. Appena il contratto è stato rinnovato ha affermato "spero sia l'ultimo contratto nazionale"...

Baretta è il numero 2 della Cisl, dopo aver guidato per anni la Fim Cisl.
Nerozzi è stato a lungo membro della segreteria confederale della CGIL (dal 2000, con Cofferati), dopo aver guidato la Funzione Pubblica della CGIL. Si è caratterizzato negli anni come la "sinistra della maggioranza CGIL". Per anni tra i leader della sinistra DS e tra i fondatori di Sd, poi folgorati dal "voto utile a Vetroni" (nel senso che è utile a Veltroni, non certo alla sinistra...).

Tutti in Veneto, ma con una differenza....

Calearo Capolista Camera Veneto 1
Baretta terzo in lista Camera Veneto 2
Nerozzi quinto in lista Senato Veneto (capolista Morando, liberal)

gran bel risultato per i neo-democratici epifani e nerozzi, bene, per il Pd è necessario "tenere tutti insieme", ma con una gerarchia che da alla cultura CGIL il ruolo di riempilista, di specchietto per i lavoratori, la gerarchia della lista è la gerarchia delle idee, quelle di Calearo, con solo una qualche concessione alla CGIl, naturalmente mediate dalla CISL.
Olè,
spero solo che la Cgil sia attraversata da un salutare scossone, che sappia farla uscire dalla corporativizzazione fascistoide della teoria della categoria unica padrone-lavoratore del Pd di Veltroni. In cui ovviamente il padrone è sempre il padrone, ed è dunque in cima, e il sindacato è parte dell'impresa....

Veltroni: voglio un Paese semplice.

Per la complessità ci vuole intelligenza.