L'Aquila, 06 Aprile 2009

Le parti del nostro animo che la guerra ci ha strappato, ritorneranno al focolare.

giovedì 27 dicembre 2007

Auguri a tutti noi !

Il 22 Dicembre del 1947 veniva approvata dalla
Costituente la Costituzione della Repubblica Italiana.

Il 27 Dicembre, 60 anni fa, veniva promulgata
con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (n.298/47).

Il 1 Gennaio 1948 entrava in vigore.

Quest'anno a mezzanotte brinderemo per questo !

Rovesciare il tavolo

Oggi sono tornato a chiedermi come mai la mia generazione
(diciamo i nati tra il 70 e l'84) non abbia rovesciato il tavolo.
Ho provato anche a darmi delle risposte.
In realtà mi fermo a pensare se abbiamo sbagliato,
cosa abbiamo sbagliato, perché abbiamo sbagliato.
Mi chiedo come è stato possibile, come è ancora possibile,
subire precarietà, schiavismo, sfruttamento.
Abbiamo ancora un briciolo di resistenza all'apoteosi
dell'individualismo mercantile e mercificante?
A me pare di si, però mi pare che sia una resistenza
che non sappia farsi rete, costruzione collettiva
di una alternativa possibile.
Ci spiazza il globo?
E' forse l'enormità della globalizzazione a farci sentire tanto
piccoli e tanto deboli ?
Razionalmente avremmo dovuto rovesciare il tavolo.
Abbiamo sopportato molto aldilà del possibile.
Avremmo dovuto costruire la rivolta.
Invece niente, niente di niente.
Non un briciolo di organizzazione.
E in questo quadro costretti a prenderci le briciole
che cadono dal tavolo .

mercoledì 26 dicembre 2007

Buone feste

Un caloroso augurio di buone feste
a tutti i navigatori che si sono
arenati in questo blog.


P.S.:
ma perchè se è festa io domani
devo andare a lavorare?

giovedì 20 dicembre 2007

E' arrivata la neve!

Gli elettori hanno deciso:

E' arrivata la sinistra per il 30%

E' arrivata la neve per il 33%

E' arrivata la tredicesima per il 25%

E' arrivata la macchina nuova per il 10%

mercoledì 19 dicembre 2007

Terapie adeguate

Roma, 18 dic. (Apcom) - "Sono contento che sia andata così, perché l'istituzione del registro delle unioni civili a Roma, come altrove, sarebbe stata un'autentica forzatura". Così l'arcivescovo Elio Sgreccia, presidente della Pontificia accademia per la vita, si dice soddisfatto del voto nel consiglio comunale di Roma che ha bocciato la proposta pro-unioni di fatto.

In una intervista a Repubblica, Monsignor Sgreccia osserva: "E' un voto che rispetta in pieno i sentimenti che la stragrande maggioranza degli italiani e che gli stessi romani nutrono verso la famiglia tradizionale formata dall'unione tra un uomo e una donna. Peccato che tematiche così delicate siano diventate ostaggio di determinate ideologie. Ma per fortuna alla fine il buonsenso prevale sempre".

"Il voto di ieri - rileva Monsignor Sgreccia - era molto atteso. Ma poi è stata la stessa politica a prendere atto che, portando avanti certe istanze, non si va da nessuna parte. E sono proprio contento nel vedere come si è espresso il Consiglio comunale".

"Le coppie di fatto - conclude - sono situazioni sopportate nella maggioranza dei casi per tanti motivi: mancanza di lavoro, di abitazione, di stabilità socio-affettive. Ma sono gli stessi interessati che, appena superati questi problemi, preferiscono regolarizzare la loro posizione con il matrimonio". Quindi "le coppie di fatto vanno aiutate a superare le loro momentanee difficoltà per accompagnarle al matrimonio. Chi ha particolari tendenze sessuali, come gli omosessuali, non va discriminato, ma aiutato con interventi di tipo psicologico e con terapie adeguate. Sempre nella discrezionalità e nell'accoglienza e soprattutto senza battaglie ideologiche

martedì 18 dicembre 2007

Moratoria Pena di Morte (2)

«L'Assemblea generale, guidata dagli obiettivi e dai principi contenuti nella Carta delle Nazioni Unite;
Richiamando la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'uomo, la Convenzione Internazionale sui diritti civili e politici e alla Convenzione per i diritti del bambino;
Richiamando le risoluzioni sulla questione della pena di morte adottate nel corso degli ultimi dieci anni dalla Commissione per i diritti umani in tutte le sue sessioni consecutive, la più recente essendo la E/CN4/RES/2005/59 che ha esortato gli Stati che mantengono la pena di morte ad abolirla completamente e, nel frattempo, a stabilire una moratoria sulle esecuzioni;
Richiamando gli importanti risultati raggiunti dalla ex Commissione per i Diritti umani sulla questione della pena di morte e contemplando che il Consiglio per i diritti umani possa continuare a lavorare su questo tema;

Considerando che la messa in atto della pena di morte va a minare la dignità umana e convinti che una moratoria sull'esecuzione della pena di morte contribuisca alla promozione e al progressivo sviluppo dei diritti umani; che non c'è prova definitiva del valore della pena di morte come deterrente; che qualsiasi errore o fallimento della giustizia sull'applicazione della pena di morte è irreversibile e irreparabile;
Accogliendo le decisioni prese da un sempre maggiore numero di stati nell'applicare una moratoria sulle esecuzioni, seguita in molti casi dall'abolizione della pena di morte;

1) Esprime la sua profonda preoccupazione per il sussistere dell'applicazione della pena di morte;

2) Esorta gli stati che mantengono la pena di morte a:
a) rispettare gli standard internazionali che salvaguardano i diritti di coloro che sono in attesa dell'esecuzione della pena capitale, in particolare gli standard minimi, come stabilito dall'allegato alla risoluzione 1984/50 del Consiglio economico e sociale
b) fornire al Segretario generale informazioni riguardanti la messa in atto della pena capitale e l'osservanza delle clausole di salvaguardia dei diritti di coloro che sono in attesa dell'esecuzione della pena di morte
c) restringere progressivamente le esecuzioni e ridurre il numero dei reati per i quali la pena di morte può essere imposta
d) stabilire una moratoria sulle esecuzioni in vista dell'abolizione della pena di morte.

3) Esorta gli stati che hanno abolito la pena di morte a non reintrodurla;

4) Chiede al Segretario generale di riferire sull'applicazione di questa risoluzione nella 63esima sessione;

5) Decide di continuare la discussione sul tema nella 63esima sessione all'interno dello stesso punto dell'agenda».

Moratoria Pena di Morte.

Approvata dall'Assemblea generale delle Nazioni unite,
la moratoria della pena di morte.
104 voti favorevoli, 54 contrari, 29 astenuti.

Complimenti all'Italia, al governo e a D'Alema.

Adesso va fatta rispettare per poi rilanciare
per l'abolizione.

sabato 15 dicembre 2007

Ciao Federico

Oggi 15 Dicembre 2007 è morto il compagno Federico Brini.
Dirigente comunista, è stato consigliere regionale del Pci nella prima legislatura dal 1970 al 1972.
Nel 1972 lascia la Regione e diventa deputato per tre legislature.
Maestro per generazioni di militanti aquilani,
punto di riferimento costante per interpretare i processi sociali,
per conoscere meglio il mondo delle industrie,
sempre al fianco degli operai e dei lavoratori.
Negli ultimi anni ha criticato duramente la deriva che ha
portato alla sovrapposizione tra partito e Stato.
Ci ha confortato e stimolato durante le difficili discussioni sul
futuro della sinistra.
Nel territorio uno dei pochi in grado, con poche parole, spesso
sarcastiche, di fare analisi profonde, fuori dal provincialismo
e dal personalismo aquilano.

venerdì 14 dicembre 2007

Vergogna!

Quando il linguaggio è quello della guerra
la conseguenza è inevitabile.
E' una vergogna che speravamo
non sarebbe stata raggiunta.
L'Aquila non è Kabul.

giovedì 13 dicembre 2007

E' arrivata...

Attesa,
sperata,
sudata,
già usata,
è dunque arrivata.

mercoledì 12 dicembre 2007

Politiche per una città universitaria.

militarizzazione, coprifuoco, repressione.
E' in corso il sonno della ragione.

domenica 9 dicembre 2007

Storie passate, storia futura.

Un grandissimo momento.
Per una volta il bisogno è stato
straordinariamente rappresentato.
La forza trascinante per dare rappresentanza politica
a chi in questi anni ha saputo costruire un linguaggio
comune sui diritti e sui beni comuni, sul conflitto
tra questi, il lavoro e l'acqua in primis e il modello
imperante di capitalismo sfrenato.
La forza trascinante per dare rappresentanza politica
a chi in questi anni ha saputo costruire un linguaggio
comune sulla pace come scelta strategica per le relazioni,
per l'economia, per la giustizia e l'uguaglianza.
Finalmente una rappresentanza politica comune che
sa far incontrare chi nei partiti ha continuato a far
vivere le ragioni del socialismo, del comunismo,
del femminismo, dell'ambientalismo classico e chi
con i propri corpi, nel grande mare abbandonato dai partiti,
ha percorso un decennio costituente, costruendo identità,
programmi, linguaggi, linee di conflitto comuni.
La Sinistra l'Arcobaleno è tutto ciò, è la strada,
finalmente comune, per ridare una speranza di un futuro migliore.
La Sinistra l'Arcobaleno è l'inizio di una sinistra radicata
nella storia, ed è la nostra storia futura.

giovedì 6 dicembre 2007

Macchia d'olio

"Caro Segretario, prendo a calci i primi mattoni di un muro di silenzio che non vorrei calasse fra noi. E vorrei chiederti invece di avere fiducia in quel che io sto cercando di fare. Occorre certo che passi qualche giorno, che la situazione delle imprese, e non solo della politica, appaia (come del resto già è) insostenibile. E' inoltre realisticamente utile che la macchia d'olio si allarghi. Neppure a quel punto credo che sarà possibile estinguere reati di codice. Ma credo che l'estensione per essi dei patteggiamenti e delle sospensioni condizionali sia una strada percorribile. Sto conquistando su questo preziosi consensi. E ritengo che si ottengano così procedure non massacranti, che evitano la pubblicità devastante dei dibattimenti e forniscono possibilità di uscita (...). Claudio mi pare ormai in pericolo. Apprendo che, se ci fosse un riscontro a ciò che ha detto Larini, già sarebbe partito un avviso per concorso in bancarotta fraudolenta. Io sono qua. E continuo ad esserti grato ed amico. Giuliano".

Lettera di Amato a Craxi
9 Febbraio 1993

mercoledì 5 dicembre 2007

lunedì 3 dicembre 2007

Francesco De Martino - 2001

Ha 94 anni, Francesco De Martino: un Patriarca, sì, ma di una famiglia, quella del socialismo italiano, che una spaventosa bufera ha disperso per mille rivoli. E poi lui, De Martino, della dissoluzione del Psi non ha proprio voglia di parlare: «Vedere ridotti in questo stato gli eredi di un partito che nella storia italiana ha rappresentato quel che ha rappresentato, più che meravigliarmi, mi mette malinconia, e alla mia età non bisogna immalinconirsi. A me, pensi, il futuro interessa molto più del passato. Stiamo vivendo, in Italia e nel mondo, un passaggio d’epoca. E quello che più mi addolora della vecchiaia è che non potrò mai sapere come andrà a finire...».
Tra qualche giorno si vota, professore. Pensa anche lei, come Norberto Bobbio e Alessandro Galante Garrone, che la posta in gioco sia la democrazia?
«Ho grandissimo rispetto per Bobbio e Galante Garrone, ma allargherei un po’ il discorso. Un sistema democratico cede all’autoritarismo, ma oggi è più giusto dire al plebiscitarismo, se i suoi pilastri non reggono più. E io non riesco a immaginare pilastri diversi dai partiti e dai sindacati».
Be’, a dire che è stato Silvio Berlusconi a mettere in crisi i partiti e i sindacati si rischia di scambiare la causa con l’effetto...
«Già, bisognerebbe sforzarsi di capire com’è che si è prodotto, il fenomeno politico Berlusconi. Ha le televisioni, certo, e questo è stato ed è decisivo per fare arrivare a segno il suo messaggio. Ma non dimentichiamo che, sin dall’inizio, i destinatari di questo messaggio sono stati elettori privi dei partiti per cui tradizionalmente votavano».
E non c’entra anche il «passaggio d’epoca» di cui lei parlava prima?
«Penso proprio di sì. I valori predominanti, ormai, sono la concorrenza, la competitività, l’egoismo individualistico: e questo non può non indebolire i partiti, in primo luogo, ovviamente, quelli di sinistra, e i sindacati. Non è un fenomeno solo italiano, si capisce, ma da noi la tendenza ad esautorare questi organismi è più forte che altrove. E non incontra troppe resistenze in una sinistra che, anzi, accetta acriticamente un simile quadro di riferimento. Non credo che si possano trovare risposte soddisfacenti nei nostri classici, è chiaro. Ma trovo ugualmente stupefacente che una sinistra moderna non si chieda nemmeno se sia possibile, e come, favorire il progresso tecnico e scientifico indirizzandolo verso l’interesse collettivo e non solo verso l’interesse dei gruppi economici e finanziari più potenti».
Neanche questo, a voler essere sinceri, sembra un problema solo italiano...
«Ma in Italia è più evidente che altrove. E di anomalie noi ne presentiamo anche un’altra, di natura che potremmo definire "etnica": la frammentazione. Ognuno, non soltanto a sinistra, ma soprattutto a sinistra, vorrebbe un partito esattamente eguale a quello che ha in testa».
E’ una storia antica...
«Antichissima: basta pensare al Psi. Mentre il fascismo stava già vincendo, i socialisti si dividevano su come fare la rivoluzione. Dopo la Liberazione, nel mondo diviso in due dagli accordi di Yalta, rivoluzionari e riformisti avrebbero potuto benissimo convivere nello stesso partito, perché possibilità di andare oltre certi limiti, in Italia, non ce n’erano. Invece prevalsero le passioni...».
E si perse sul nascere la possibilità di dar vita anche da noi, come in tanta parte d’Europa, a un grande partito socialista. Tanti anni dopo, non le sembrerebbe giusto riconoscere che, nel 1947, aveva ragione Giuseppe Saragat?
«Sul piano storico sì, sicuramente, tanto è vero che le sue idee hanno vinto. Ma politicamente fu sconfitto, e non per caso: la spinta all’unità era fortissima tra i lavoratori che sognavano di "fare come in Russia" ma anche tra quelli che, più semplicemente, volevano un lavoro e un salario dignitoso. Li ricordo bene, quegli anni. Dopo lo scioglimento del Partito d’Azione, ero confluito, con tanti compagni, nel Partito socialista. Da professore, non da funzionario di partito, trovai finalmente la tranquillità della coscienza proprio partecipando a quei congressi, a quelle assemblee, dove cadevano le differenze di classe, e prevaleva la comunanza di sentimenti e di ideali».
Comunque, se fosse nato un grande partito socialista, la storia italiana sarebbe stata assai diversa. E diversa sarebbe stata anche la sorte del nostro sistema politico: prima o poi, avremmo conosciuto anche noi l’alternanza.
«Probabilmente sì. Ma la storia è quella che è, non possiamo cambiarla. E nemmeno i suoi protagonisti. Pensi a Pietro Nenni. Nel ’47 forse non credeva che Saragat avrebbe fatto davvero la scissione...».
E nel ’63, quando a lasciare il partito, per dare vita al Psiup, fu la sinistra filocomunista?
«Nenni pensò che quello fosse il prezzo da pagare per fare il centrosinistra. Anche Riccardo Lombardi era molto critico sull’accordo che stavamo facendo con la Dc. Quando gli dissi che rischiavamo di perdere anche lui, Nenni allargò le braccia e mi disse: "Che ci vuoi fare?". Io feci di tutto per trattenerlo, e ci riuscii. Chi dirige un partito lungo un passaggio storico ha il dovere di cercare di preservarne l’unità. A quale costo? In me prevalse l’idea che il governo di centrosinistra dovessimo comunque farlo. Non sono convintissimo di aver visto giusto, il dubbio me lo porto ancora appresso».
L’eredità della stagione craxiana, secondo lei, è da liquidare in blocco?
«No, l’intuizione di Craxi era giusta, l’Italia andava ammodernata, a cominciare dal sistema politico: ma, nel concreto, Craxi fece tutto l’opposto. Il vero motivo di divisione tra noi e i comunisti consisteva nel loro rapporto con l’Urss. E proprio negli anni in cui il Pci si rendeva sempre più autonomo da Mosca, la polemica di Craxi si faceva più aspra, come se il Psi avesse deciso di andare in senso contrario al processo storico, mettendosi sulla china che, passo passo, lo avrebbe portato fino alla scelta del cosiddetto Caf».
Qualche responsabilità, magari, la avranno avuta anche i comunisti .
«Sì. Però io non dimentico che alla metà degli anni Settanta, dopo che a Mosca aveva solennemente dichiarato di considerare la democrazia un "valore universale", io dissi a Berlinguer: "Adesso non ti resta che cambiare il nome al tuo partito"...».
E lui?
«Mi rispose: "Non posso, perché quelli là (e intendeva i russi) farebbero nascere subito un altro partito comunista, e i miei non sono preparati a un simile trauma". Evidentemente, Berlinguer teneva all’unità del suo partito più ancora di quanto io tenessi all’unità del mio».
Massimo D’Alema e Giuliano Amato, ma non solo loro, sostengono che, comunque vadano le elezioni, bisognerà porre mano alla costruzione di un partito socialista di stampo europeo. Lei considera ancora attuale questa prospettiva?
«Attuale? Sì, ma in forme nuove rispetto al passato. E utile. E necessaria. La politica ha bisogno di riferimenti che durino nel tempo, di partiti in cui si sta assieme anzitutto perché se ne condividono gli ideali».
Ma lei pensa che questa parola così carica di storia, di grandezze ma anche di miserie, socialismo, possa significare ancora, per i giovani, qualcosa per cui vale la pena di impegnarsi?
«I giovani... Ogni tanto mi viene da pensare che servirebbe non dico un nuovo Marx, ma qualcuno che si impegni ad affrontare un po’ meno superficialmente categorie che oggi vanno per la maggiore, come la globalizzazione: possibile che a così pochi venga in mente che, per adesso, rischia di coincidere con il potere indiscusso di una sola grande potenza sul piano mondiale?».
Le chiedevo del socialismo.
«Socialismo è una parola che in molti suscita preoccupazione, in molti, al contrario, speranze. Ma la parte che ha sperato, e vorrebbe continuare a sperare, è delusa, e alle elezioni si astiene».
E lei, spera?
«Io sono molto anziano, anzi, sono molto vecchio. Quando ero giovane, la piccola borghesia mangiava la carne una volta la settimana, la povera gente due o tre volte l’anno, nelle grandi festività. Da allora l’Italia è straordinariamente cambiata, e in meglio. Ma, fino a quando ci sarà disuguaglianza, ci sarà sempre richiesta di condizioni migliori di vita. Sul piano materiale, certo, ma anche sul piano morale e civile».

7 maggio 2001

venerdì 30 novembre 2007

Cosa dolce cosa

Il Prc per reggere il proprio congresso decide
da solo quando è finito il "vincolo politico",
quando chiedere "la verifica", quando riaprire
in commissione l'accordo sullo "scalone",
mentre si era deciso di "migliorarlo" sulla precarietà.

Il Pdci di tutta risposta vota diversamente da
come concordato con gli altri, con l'effetto
di "sembrare piu' a sinistra" e di lanciare
messaggi a Prodi e agli altri della sinistra
(quando smetteremo di prendere il voto nei vari
consessi come strumento per lanciare
messaggi? ).

Il Prc e il Pdci si osservano per studiare
le mosse sulla falce e martello.
Il primo pronto a rinunciarvi, il secondo no,
ma se il secondo no allora il primo non so...

Sd senza uno straccio di linea guida e di
organizzazione, naturalmente con inevitabile
ripercussione a tutti i livelli (difficile fare
politica senza sapere dove si va, salvo
entrare nella competition a sinistra ...)
Sd che da un lato lascia andare via come
se nulla fosse una parte del movimento
e dall'altro si preoccupa di sterilizzare
invece il congresso di rifondazione.

I Verdi che sono spaccati tra andare nel
Pd a fare le ancelle di Realacci, rimanere
con il Sole che garantisce l'1,5 ... o
provare a fare un percorso piu serio.
Anche loro che all'atto dell'avvio del
processo della sinistra pagano il conto
di anni di politica interna in cui il
"collante" non è stata la linea, ma gli
scontri tra notabilati. Per cui si può
essere moderatamente di sinistra in alcune
aree del paese, disobbedienti nel nord-est,
macchine di voto (e non solo) in campania,
etc.. etc...

Insomma a guardarla così sta cosa fa un
pò schifo.
Eppure è piu' forte, decisamente piu' forte
il bisogno di una sinistra ampia plurale
radicata nella tradizione del socialismo,
che metta al centro il conflitto
capitale-lavoro e il conflitto capitale-ambiente,
che sappia lottare stare in campo per una
trasformazione della società tale da liberare
le donne e gli uomini dalla sopraffazione del
bisogno, di liberarli dall'autoritarismo e di
consegnare ai posteri una terra ancora feconda.

E' piu' forte il bisogno delle miserie in corso.

giovedì 29 novembre 2007

Free Magenta !

Qualcuno doveva pure arrivarci.
C'è chi brevetta sementa, chi brevetta codici genetici,
chi parole, chi frasi, chi slogan ...

La t-mobile ha registrato il magenta.

Sta nel suo logo, è suo !

martedì 27 novembre 2007

10%

Per carità, è un elezione poco significativa
per trarne un dato politico generale.
Ma tant'è, per una volta qualche soddisfazione
potremmo pure prendercela.
Alla VII Circoscrizione i candidati di Sinistra democratica
raccolgono il 10.4% dei consensi, siamo gli unici ad eleggerne
2 (dei vecchi soggetti...) ed il nuovo presidente è
un compagno del Pdci.

Tiè !

P.S.: a tutti coloro che hanno fatto di tutto per farci perdere,
come lista e come strategia per Sinistra democratica.

lunedì 26 novembre 2007

Gli uomini e la violenza sulle donne.

Sono rimasto abbastanza perplesso dalla gestione
della manifestazione di Roma.
Dalla spinta affinchè la manifestazione fosse "riservata"
alle donne e "vietata" agli uomini, fino all'approccio
estremamente aggressivo non solo e non tanto verso le
"donne in politica", ma verso gli uomini che hanno
partecipato e ancor di piu verso gli uomini li per lavoro,
in primis i giornalisti.
Personalmente credo che la lotta delle donne necessiti
si di una fortissima presa di coscienza al femminile,
perchè troppo spesso si annida nelle donne stesse una
sorta di "giustificazione", ma che questa lotta non
può travalicare conquiste "generali" che possono aiutare
la stessa lotta delle donne.
Dalla libertà di manifestare alla libertà di informazione.
...
(salto)
...
c'è però un punto che dovremmo approfondire, come uomini,
come "maschi oppressori", un vuoto da colmare.
Credo che l'evoluzione-involuzione del movimento delle donne
nell'ultimo anno sia in parte dovuta all'enormità di questo vuoto.
E' l'analisi al maschile, franca, sul perchè, come genere,
siamo facili alla violenza, facilissimi alla violenza sulle donne.
Non c'è dubbio, è piu' facile essere "genere" se si è vittima,
piuttosto che carnefici.
Ognuno di noi non vuole accollarsi una colpa che non gli
appartiene, che non sente sua.
Ma forse non dovremmo negarci che è "di genere" la battuta
umiliante verso le donne, che è "di genere" la reazione
violenta all'assenza/perdita dell'identità della "supremazia",
che è "di genere", "virile", la ricerca del dominio fisico.
E non è forse del tutto errato dire che è in questo essere
"di genere" che si annida la spinta all'aggressione,
la "carica" violenta, l'esplicitazione del presunto o
ricercato "dominio".
Forse dovremmo cominciare anche noi, per fermare la mattanza.

Qualcuno era comunista, aggiornamento

Pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche gli altri - 52%
Berlinguer era una brava persona - 14%
Sognava una libertà diversa da quella americana - 10%
Non ne poteva piu' di fare l'operaio - 8%

mercoledì 21 novembre 2007

Nazionaldemocratici



Come previsto.
E' nato il partito nazional-democratico.
Era chiaro dalla carta dei valori.
E' stato confermato sul pacchetto sicurezza (vedi prefettocrazia).
La carta sfiorava il concetto di "razza italiana".
"Patriottismo dolce" dice con entusiasmo Ermete Realacci.

Dio, Patria, Famiglia e Cinema.

Sicurezza, immigrazione, donne e informazione

"Una ragazza originaria del Ghana di 20 anni è stata costretta ad avere un rapporto sessuale con un uomo ieri sera, verso le 19, in un viale del centro di Pordenone. Lo hanno confermato oggi i carabinieri, che faranno fare alla giovane, da molti anni residente in Italia, un'identikit. Ieri sera la vittima non era nelle condizioni di poter dare indicazioni utili ai militari per identificare l'aggressore, eccetto quella che lo stupratore era bianco, sui 30 anni, con i capelli scuri e italiano."

Alcune osservazioni: "è stata costretta ad avere un rapporto sessuale con un uomo"

Se fosse accaduto il contrario:
"Italiana stuprata da immigrato africano".

Nel caso attuale le informazioni "aggiuntive" tipo: bianco, 30 anni, capelli scuri e italiano, sono trattate come informazioni aggiuntive.

Al contrario la notizia non sarebbe stata l'ennesima violenza sulla donna, ma "le informazioni aggiuntive". La notizia sarebbe stata: africano, immigrato carnefice, italiana la vittima.

Ma le due notizie (quella vera e quella presunta) sono invece la stessa ennesima notizia:
uomo violenta donna

cominciamo a parlarne così.

martedì 20 novembre 2007

La sinistra.

Siamo tutti in movimento.
Con il congresso dei Ds e con la scelta di non partecipare
al percorso del Pd abbiamo rotto gli argini.
Certo ci sono le prove di forza del prc che vorrebbe trasformare
tutto in una lenta adesione.
cosi come ci sono le torsioni storico-identitarie del pdci (vedi Lenin)
che vorrebbe nascesse la "cosa rossa", naturalmente comunista.
Anche io vorrei un grande e vivo partito socialista, ma la scelta dei Ds rende
questa prospettiva difficile, storicamente non a portata di mano.
Naturalmente bisogna aggiungere la torsione mini-socialista a tutto ciò.
Lo spirito per capirci non è, fuori da Sd, unitario.
Chi dice facciamo i comunisti un pò piu uniti e un pò piu grossi.
chi dice facciamo i socialisti un pò meno divisi e un pò meno piccoli.
Sd vorrebbe ripercorrere le ragioni di una radice comune e di un futuro possibile,
non solo per noi, ma per le idee di sinistra, per una prospettiva locale e globale
un pò più giusta, un pò più egalitaria, un pò più progressista e quindi anche un pò più socialista/comunista/ecologista.
Una speranza c'è. Gli argini che si sono rotti.
Spero nessuno sterilizzi la discussione a sinistra per salvaguardare la rendita
elettorale, per salvaguardare "l'unità" dei partiti coinvolti a spese dell'unità della sinistra.
Possiamo provare, una sinistra arcobaleno, socialista, comunista, ecologista, plurale, che sappia e possa contare, una sinistra che lotta per la trasformazione della società e che fa del governo un pezzo di questa lotta, il più complesso, ma certamente un pezzo cruciale.
Una sinistra seria, non parolaia, non borghese. Intellettuale sì, ma di massa, popolare, persino di classe.
Siamo in movimento.
Avanti!

giovedì 15 novembre 2007

Questione di cittadinanza.

Cosa c'è dietro l'eliminazione degli Enti per il Diritto allo studio universitario?
Prima nel Lazio, poi in Lombardia, poi la Puglia ed uno ad uno cadono in tutta Italia.
In molte regioni (Lazio, Lombardia, Veneto) per anni i commissariamenti si sono susseguiti.
Ma il collasso si tocca con le città "universitarie" per eccellenza. Le città che hanno un rapporto studenti/residenti alto.
Le città con il rapporto piu' alto sono Camerino e Urbino, Marche, con storie "individuali". Una è un Università piu' che una città. Una città-campus. 7000 abitanti, 10000 studenti. L'altra è l'ultimo residuo di università non statale non privata (caduta).
Poi le vere "città universitarie" italiane, quelle di "provincia" come Pisa, Cosenza, L'Aquila, Siena, Pavia, Perugia, Lecce fino a Padova, Bologna, Firenze.
Una, Cosenza, ha anche lei una storia "speciale", a sè stante e andrebbe studiata in modo particolare.
Queste città sono cambiate con l'esplosione universitaria, prima con l'apertura degli atenei nel dopo 68, poi con il nuovo saltino (verso la massa) del 3&2.
Al cambiamento dei "numeri" si è aggiunto il cambiamento della "relazione" tra giovani, veloce, orizzontale, magmatica, in una parola "reticolare"; un cambiamento dovuto a mille fattori, la comunicazione, la tecnologia, la residenzialità fuori sede, l'esplosione della notte.
Solo alcune città hanno affrontato la questione del "welfare studentesco", quasi nessuna la questione della cittadinanza vera e propria. Non sono la stessa cosa.
Borse, alloggi pubblici, tariffe scontate etc.. sono il welfare, ma il welfare è solo una parte, fondamentale e imprescindibile sia chiaro, dell'integrazione vera tra studenti e città.
L'armamentario istituzionale per il welfare e per la cittadinanza ha visto al centro, in modo insufficiente peraltro, gli enti per il diritto allo studio universitario.
Le adsu, ardsu, ersu, adisu, etc.. ; gli organismi di gestione del dopo "opere universitarie" nate dalla legislazione regionale conseguente la legge quadro 390-91.
Insufficiente perchè la cittadinanza è un problema che vede da un lato la questione dei "livelli essenziali delle prestazioni", ancora inesistenti in italia e che non possono che essere definiti da legge (altro che dpcm), dall'altro la legislazione regionale ed infine la triangolazione locale Università-Regioni-Comuni.
Le adsu hanno assolto bene (come forma, poi le degenerazioni pugliesi-emiliane le lasciamo ad altra riflessione...) alla costruzione del rapporto Regione-Università.
Ma la cittadinanza necessita di una maggiore integrazione Università-Regione-Comune.
Di fronte a questa enormità (di sfida), ci si trova invece con regioni che discutono di cancellare le Adsu, per centralizzarle regionalmente e rimetterle alla pura mercè delle giunte regionali. Le Adsu sono gli enti che piu' facilmente possono costruire la relazione nel territorio, avrebbero si bisogno di una riforma, ma per agganciare alle discussioni anche i Comuni, non per cancellare definitivamente la "territorialità" della cittadinanza.
E' un punto di rottura. Nettissimo.
E' una trasformazione epocale (cancellare enti di quindici anni non è mica un problema contingente...) e sta passando (in alcuni casi è passata) sotto silenzio, con la banalità dei costi, della riduzione...delle funzioni omogenee (omogenee? Firenze e Siena? L'Aquila e Teramo? Bari e Lecce? Bologna e Ferrara? se si discutesse di cittadinanza altro che omogenee...), del numero dei consiglieri, della sede regionale, e stron.ate varie.
Le competenze statali (lep), quelle regionali, l'autonomia degli atenei e le politiche di governo del territorio devono incrociarsi per delineare le "regole" della città universitaria. Le adsu non sono all'altezza di questa sfida, ma la proposta politica (politica?) è un enorme passo indietro. Se l'allocazione del "potere" è posto in un luogo incapace di "governare" i processi delle città universitarie allora il pubblico farà un passo indietro. Non avrà "potere" sui processi reali e potrà solo limitarsi a gestire bandi regionali di borse di studio. Il resto, la vita quotidiana degli studenti, non avrà "il pubblico" di mezzo, non potrà che essere consegnato per sempre al solo mercato. La monetizzazione di tutti i servizi sarà lo sbocco inevitabile.
L'azienda regionale darà assegni, borse o prestiti. Di sola moneta. I servizi saranno tutti consegnati a privati e si "acquisteranno" con la moneta di cui sopra.
Le popolazioni studentesche sono un mercato e i servizi pubblici collettivi sono un intralcio. Potenziarli è interesse pubblico. Cosa di meglio che cancellarli dicendo che è per "abbassare i costi della politica"?

martedì 13 novembre 2007

lunedì 12 novembre 2007

Feira do Porco e do Enchido no seu melhor


Mais um ano, mais uma feira, mais um êxito. Durante todo o dia de ontem, Meruge como que regressou ao passado e presenteou os muitos milhares de visitantes que por ali passaram com a sua gastronomia típica à base de carne de porco e o seu fumeiro. Foi mais uma edição da Feira do Porco e do Enchido

Medio centenar de vuelos a Guantánamo pasaron por España entre 2002 y 2007

Casi medio centenar de aviones, en su mayoría militares, han cruzado el espacio aéreo español con destino o procedentes de la base estadounidense de Guantánamo (Cuba), verdadero agujero negro del derecho internacional, donde la Administración Bush recluye a los prisioneros de su guerra global contra el terrorismo.

domenica 11 novembre 2007

Qualcuno era comunista.

Qualcuno era comunista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era comunista perché con accanto questo slancio ognuno era come più di se stesso, era come due persone in una.

Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molti avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come dei gabbiani ipotetici.

E ora? Anche ora ci si sente come in due: da una parte l’uomo inserito che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra il gabbiano, senza più neanche l’intenzione del volo, perché ormai il sogno si è rattrappito.
Due miserie in un corpo solo.


G.Gaber


Studi USA, II parte

Paris Hilton funziona come antidolorifico.

Secondo gli scienziati dell'università di San Diego, una foto di Paris Hilton avrebbe infatti la capacità di diminuire il dolore nei topolini maschi. Lo studio è stato presentato al congresso della società americana di Neuroscienze: i ricercatori hanno notato che dopo un'iniezione dolorosa i topi maschi passano meno tempo a leccarsi la ferita (segno utilizzato per determinare la quantità di dolore provato) se nella gabbia è presente una foto della show-girl.

Questo effetto, che scompare se la foto viene tolta, non è stato notato nei topi femmina. Inoltre, dalle analisi è emerso che dopo l'incontro con Paris i topi hanno livelli più bassi della proteina c-fos nella parte del midollo spinale responsabile della trasmissione del dolore.


P.S.: Paris Hilton è una zoccola. Scientificamente parlando.

Studi USA, I parte

Le donne a clessidra sono più intelligenti di quelle a mela

Il Pd e il rugby

La presidente della provincia, è stata eletta alla carica di
presidente del Pd abruzzese guidato da D'Alfonso, con la
non partecipazione al voto, per polemica, del 40% dei delegati.
Per una carica "di garanzia" quale quella di Presidente di partito
non è un bell'inizio.
La Pezzopane regalando una palla ovale a D'Alfonso:
“Il rugby è la disciplina che meglio può
riassumere simbolicamente la pratica attiva della politica.
Uno sport in cui ci si butta in mischia senza paura,
si prendono e si danno duri colpi, ma la meta si fa insieme.
Alla fine quello che deve prevalere è il gioco di squadra ed
anche lividi e pesti ci si stringe la mano con lealtà.
Non mi scoraggia quindi il confronto duro.
Questo è solo l’allenamento e la messa a punto di una squadra
che porta la stessa maglia e che sa bene che la partita dovrà
affrontarla compatta per vincere”.

Cioè per il Pd e per la Pezzopane la politica è un
confronto-scontro tra i partecipanti alla partita.
I cittadini sono solo tifosi.

P.S.: nel rugby "le botte" non si danno tra quelli della
stessa squadra. E non ci si mena per chi va a fare meta.
Il rugby è uno sport serio.

venerdì 9 novembre 2007

L'Unef appelle les ètudiants à amplifier leur mouvement

Des annonces qui marquent une première prise de conscience des inquiétudes des étudiants

La ministre a annoncé jeudi 8 novembre une rallonge budgétaire supplémentaire de 11 millions d’euros pour le logement étudiant et de 5 millions d’euros pour la revalorisation de la licence, en écho aux priorités portées par l’UNEF. Les 11 millions supplémentaires sur le logement étudiant vont permettre de donner un coup d’accélérateur pour la réalisation des objectifs de construction et de réhabilitations du plan Anciaux pour 2008.

Des annonces très insuffisantes
Cependant, si elles démontrent une prise de conscience des inquiétudes des étudiants, ces annonces sont insuffisantes au regard des attentes des étudiants et des besoins des universités. Les étudiants exigent également des mesures pour les sortir de la précarité et revaloriser leur pouvoir d’achat. Enfin, les inquiétudes fortes des étudiants sur la loi sur les libertés et responsabilités des universités ne trouvent aucune réponse dans les annonces de la ministre. L’UNEF exige des modifications de la loi et une rallonge budgétaire significative en direction des universités pour garantir le service public.

Une grogne qui continue à s’amplifier : plus de 10 000 étudiants réunis en assemblée générale aujourd’hui
La grogne étudiante s’est encore amplifiée aujourd’hui : 2000 étudiants se sont réunis en Assemblée Générale à Pau, 1500 à Toulouse 2, 1000 à Montpellier 3 et à Nanterre, 800 à Caen, 700 à Nancy 2, 650 à Grenoble, 600 à Metz, 500 à Lyon 2 et à Brest, 400 à Nîmes et à Paris 6, 200 à Besançon et Marne La Vallée 170 à Versailles Saint Quentin, 150 à Strasbourg, Toulouse 1 et Evry…Les premières avancées obtenues par la mobilisation démontrent que l’action collective porte ses fruits. L’UNEF appelle les étudiants à continuer à amplifier leur mobilisation pour converger avec les fonctionnaires le 20 novembre dans la rue.

Des réponses d’ampleur doivent être apportées
L’UNEF appelle le gouvernement à prendre conscience de l’inquiétude des étudiants et à annoncer des mesures à la hauteur de la grogne. L’UNEF demande :
Des modifications profondes de la loi sur l’autonomie des universités
Une rallonge budgétaire et une programmation pluriannuelle des moyens pour les universités
Un plan pluriannuel de revalorisation de la licence
Une augmentation des aides sociales étudiantes dès janvier 2008
Une loi de programmation pour l’amélioration des politiques sociales étudiantes.

giovedì 8 novembre 2007

I valori di una volta

"
Divieti e doveri

Non ci si può presentare da soli ad un'altro amico nostro se non è un terzo a farlo.

Non si guardano mogli di amici nostri.

Non si fanno comparati con gli sbirri.

Non si frequentano nè taverne e nè circoli.

Si è il dovere in qualsiasi momento di essere disponibile per cosa nostra.
Anche se ce la moglie che sta per partorire

Si rispetano in maniera categorica gli appuntamenti.

Si ci deve portare rispetto alla moglie.

Quando si è chiamati a sapere qualcosa si dovrà dire la verità.

Non ci si può appropriare di soldi che sono di altri e di altre famiglie.

Chi non può entrare a far parte di cosa nostra:
Chi ha un parente stretto nelle varie forze dell'ordine.
Chi ha tradimenti sentimentali in famiglia.
"

tratto dai pizzini di Lo Piccolo

Coordinamento degli Associati

- studenti
- tecnici amministrativi
+ precari
+ ordinari

Il nuovo che avanza !

mercoledì 7 novembre 2007

L'ama vi ama...

... in effetti il 77 è un'orgia !

26.000 universitari

Si supera davvero questa cifra.
Già oggi oltre 24.000 studenti hanno pagato la tassa regionale.
Se ci mettete i ritardatari...
D'altronde nelle piazze, nei parcheggi, sugli autobus
si vedono corpi su corpi.
La città è cambiata davvero.

Non solo rom

Lenin da Mosca a Roma,
Fassino da Torino in Birmania.

Migranti anche loro.

martedì 6 novembre 2007

Insisto, con Rodotà

Siccome non sono un giurista, affianco alla mia pulsione
l'opinione del sempre piu' straordinario Stefano Rodotà,
riportando uno stralcio del suo intervento:

"La pressione dell'opinione pubblica non è stata alleggerita
dal decreto. Al contrario, è stata ulteriormente legittimata,
sì che bisogna attendersi che continuerà nei confronti dei prefetti.
Già si annunciano liste di migliaia di persone da allontanare:
questo renderà difficilissimo motivare in modo adeguato
ciascun singolo provvedimento. E i debolissimi giudici di pace,
che dovrebbero controllare questi provvedimenti, non hanno
i mezzi per farlo in modo adeguato, sì che non se la sentiranno
di pronunciare un no. Per non parlare di un successivo ricorso
al tribunale amministrativo contro l'allontanamento,
che quasi nessuno potrà concretamente proporre.
La garanzia giurisdizionale, essenziale in uno Stato di diritto,
rischia così d'essere concretamente cancellata.

Alle norme del decreto bisogna guardare con distacco e
preoccupazione. Con distacco, perché non verrà solo da esse
la soluzione di problemi che, com'è divenuto evidentissimo
proprio in questi giorni, esigono interventi di altra qualità per
rispondere alle legittime richieste dei cittadini in materia di sicurezza.
L'ordinaria convivenza, alla quale il decreto si riferisce,
non è un qualcosa da salvaguardare, ma da ricostruire con
responsabilità e azioni comuni, di cui gli italiani devono essere
i primi protagonisti. Con preoccupazione, perché le norme
del decreto e il clima in cui nasce ci spingono in una direzione
che aumenta la distanza dall'"altro", che favorisce la creazione
di "gruppi sospetti", abbandonando la logica della
responsabilità individuale.

Serve, davvero con "necessità e urgenza", un'altra forma
di tolleranza zero. Quella contro chi parla di "bestie",
o invoca i metodi nazisti. Non è questione di norme.
Bisogna chiudere "la fabbrica della paura".
E' il compito di una politica degna di questo nome,
di una cultura civile di cui è sempre più arduo ritrovare le tracce.
Un'agenda politica ossessivamente dominata dal tema della
sicurezza porta inevitabilmente con sé pulsioni autoritarie.
Ricordiamo una volta di più che la democrazia è faticosa,
ma è la strada che siamo obbligati a percorrere."

'Munnezza

Stanno arrivando le cartelle Tarsu piu' alte di sempre
e tutti si rivoltano ovviamente.
Sono arrivate le cartelle Ici per le aree bianche.
Prg scaduto e vincoli decaduti,
impianto di smaltimento non realizzato,
differenziata sotto il 10%.
Non sono cartelle pazze.
Sono la conseguenza della cecità del voto
e della cecità nel decennio aquilano.
Ora ci si chiede: chi è stato? perchè?
Non si comprende che la vita quotidiana è
condizionata completamente dalle scelte politiche.
Il voto amministrativo è svuotato di senso:
è clientela pubblica e privata, è amicizia,
è parentela.

lunedì 5 novembre 2007

Pog rom

Dico la verità, in questi giorni sto soffrendo moltissimo.
Ho la sensazione che questo paese non abbia gli
anticorpi necessari a "capire" e "contrastare"
eventuali svolte di stampo fascista.
Basta riflettere sulla morte della donna a roma,
a come sia stata "maneggiata"dai media e
dalla politica (con un inseguimento incredibile
tra media e politica...) in maniera spregiudicata.
Ed è stato semplicissimo varare provvedimenti di "emergenza"
sulla sicurezza che non credo abbiano eguali negli ultimi 40/50 anni.

Sono spaventato. La sinistra c'è cascata di nuovo;
ha soffiato sul fuoco pensando di "coprirsi" su un
tema che, aldilà delle parole, non ha saputo
affrontare culturalmente, finendo per provocare
un incendio facilmente cavalcato da fini e co.

E' vero, siamo su una polveriera.
Ma ci abbiamo acceso un falò sopra!
In pochi giorni abbiamo fatto enormi passi indietro.

Oggi è normale abbattere in un giorno il campo.
Oggi è normale espellere in un giorno migliaia
di persone affidando ai prefetti l'atto.
Oggi è normale prendere provvedimenti restrittivi
extra-jus per "pericolosità sociale".
Oggi è "comprensibile" l'ira di chi attua
violenze squadristiche.

Nel 2007 abbiamo già avuto alcuni pogrom (Opera, Milano).
I rom sono tra fuga e deportazione, di nuovo.

prefettocrazia

Buon giorno,
chi l'avrebbe mai detto, un governo di centrosinistra,
con un ministro dell'interno socialista,
spinto da un leader ex-Pci
(ma che non è mai stato comunista, altrimenti si arrabbia),
neo segretario del Pd (Partito Di_fatto),
catapulta l'Italia dalla
democrazia della separazione dei poteri alla prefettocrazia.

D'altronde anche Crispi era di sinistra.

O no?

Buona notte

Il blog è appena nato.
Evidentemente scarno.

a domani