L'Aquila, 06 Aprile 2009

Le parti del nostro animo che la guerra ci ha strappato, ritorneranno al focolare.

venerdì 26 luglio 2013

Ci si può difendere dal tempo ?

Onestamente non so se Ottaviano Del Turco abbia commesso o no i reati dei quali è accusato. Non so se l'accusa dei pm sia sostenuta da prove, indizi, sospetti, ipotesi, convinzioni o sensazioni. Non ho letto gli atti e quindi non entrerò nel merito dell'accusa, della difesa e della sentenza. Una cosa però credo di saperla abbastanza bene, purtroppo. So cosa significhi avere paura di non fare in tempo. E' una questione cruciale per ogni cittadino, figuriamoci per chi è accusato di reati nell'esercizio di funzioni pubbliche, ancor più se nell'esercizio di un ruolo politico, almeno per chi ai ruoli politici assegna ancora la giusta dimensione etica. E' una paura difficilmente eliminabile del tutto, perché il rapporto tra tempo, vita, caso, opinione pubblica e giustizia non può essere deterministico. E' una paura però che diventa mostruosa in Italia, per due abnormi storture: il tempo della giustizia italiana e lo stravolgimento semantico nel senso comune di fronte all'azione penale. E' devastante per tutti, per colpevoli e innocenti, per vittime e carnefici, per i cittadini e per le istituzioni, permettere che si arrivi a sentenze definitive dopo 5, 10, 15 anni. E' barbarie la costruzione “collettiva” della sentenza già all'apertura delle indagini, o ancor prima a volte, nella foga divoratrice di donne e uomini nel corto circuito tra giornalisti, imprenditori della comunicazione e cittadini bulimici, in cerca perenne di mostri cui scaricare le proprie frustrazioni e attraverso cui costruire i propri alibi quotidiani. E' barbarie la trasformazione dei procedimenti penali nell'opera, spesso kafkiana, di dover trovare prove per la propria innocenza. E' barbarie l'uso spropositato della carcerazione preventiva. Il punto è che oggi, nell'immaginario collettivo, si parte colpevoli e si rincorrono lustri per dimostrare la propria innocenza, sperando di avere lustri di vita a disposizione per fare questo, a volte solo questo. Prima di una sentenza definitiva di colpevolezza, non si può aver paura di morire colpevoli. Non è degno del paese di Beccaria, ma è questo quello che nella sostanza accade.