L'Aquila, 06 Aprile 2009

Le parti del nostro animo che la guerra ci ha strappato, ritorneranno al focolare.

sabato 23 maggio 2009

Sorpresa.

Dopo 1 mese e mezzo tutti sono sorpresi di scoprire che, pur avendo un filo diretto con il sottoscritto, gli studenti della casa non comunicarono nè a me, nè ai rappresentanti, nè al cda alcuna delle loro preoccupazioni.
E' così. Questo che è raccontato come un'allarme megagalattico fu in realtà circoscritto al rapporto tra gli studenti e gli uffici.
Nessuno, nè gli uffici, nè gli studenti, comunicarono al cda alcunchè.
Forse non c'è stato il tempo, forse era un allarme "rientrato", forse è mancato un filo così. Ma questo è.
Altra sorpresa, evidentemente per chi ha cancellato la memoria degli anni: gli studenti erano ampiamente soddisfatti della struttura ed infatti chiedevano tutti la conferma. Naturalmente non c'entra nulla con le denunce nè con loro, è solo un ristabilire un patrimonio che è sempre stato comune. La Casa non era affatto un lager così come la si è voluta raccontare in questo mese e mezzo.
Altro, che attiene alle eventuali responsabilità, non c'entra nulla con questa storia.
A proposito, non solo io sento nell'aria un tentativo di "depistaggio"..., ma il tempo piano piano fa sgonfiare i palloni e lascia in prospettiva la ricerca delle cose reali...

martedì 19 maggio 2009

L'Adsu e gli studenti universitari vittime della stessa indifferenza

Al Presidente della Regione Abruzzo dott. Gianni Chiodi
All'Assessore Regionale al Dir.studio dott. Paolo Gatti
Ai componenti il Cda dell'Adsu
e p.c.Al Rettore dell'Università dell'Aquila
Prof.Ferdinando di Orio
Al Direttore dell'Adsu dell'Aquila
dott. Luca Valente

Oggetto: Dimissioni da Presidente dell'Adsu dell'Aquila

Gentile Presidente, Gentile Assessore,
il 28 Gennaio del corrente anno, con lettera pubblica, chiedevo alla Regione di provvedere nel minor tempo possibile alla correzione della cifra in bilancio destinata alle Adsu e consigliavo a Voi stessi di nominare al più presto i nuovi componenti del Cda, quelli di competenza Regionale, e il nuovo Presidente, per mantenere per il minor tempo possibile il regime di “proroga” derivante dalla legge regionale sull'allineamento degli organi politici degli Enti (cd spoils system). Nel mese di Marzo la Regione ha scelto di prolungare i tempi della “proroga” e di prendere ulteriore tempo.
Ho riflettuto già allora sull'eventualità delle dimissioni per sbloccare la situazione e dare maggiore forza alla richiesta di maggiori finanziamenti.
Ne parlai sia con gli studenti, sia con la struttura amministrativa dell'Adsu.
Il rischio di un commissariamento dell'Ente con la perdita in particolare della rappresentanza studentesca, che da sempre ho ritenuto ineliminabile, e la necessità di approvare il Conto consuntivo mi hanno dissuaso e mi hanno spinto a dare stabilità amministrativa all'ente.
E' arrivata poi la terribile notte del 6 Aprile e la costante indifferenza della Regione Abruzzo nei confronti del Diritto agli Studi Universitari è diventata addirittura “negazione”.
Il ridicolo balletto della Regione sulla proprietà dello stabile ha aggiunto imbarazzo ad una tragedia che investiva studenti, operatori e l'Adsu nel suo complesso. Persino i Vigili del Fuoco, nel dover comunicare la necessità di una parziale demolizione dello stabile che ospitava l'Adsu e la storica Residenza, non hanno potuto trovare “il proprietario”, non hanno trovato altri oltre il sottoscritto con cui comunicare.

E' ora passato un mese e mezzo da quella notte:
1. abbiamo potuto leggere dai giornali che uno studio che giudicava con “criticità strutturali” lo stabile della Regione (non di uno sconosciuto), giaceva nei cassetti della Regione stessa, senza che l'Adsu, i suoi lavoratori, i suoi organi politici, gli studenti residenti e le centinaia di studenti che frequentavano la mensa, le sale e gli uffici allocati in Via XX Settembre ne avessero mai avuto comunicazione;
2. il Bilancio della Regione è stato approvato con quella vergognosa miseria iscritta al capitolo per le Adsu abruzzesi;
3. sono risultati vani tutti i tentativi, diretti e indiretti, per arrivare ad un incontro tra la Regione e l'Adsu al fine di affrontare la fase di emergenza, sia per la ripresa dell'attività amministrativa, sia per arrivare alle indispensabili modifiche (o deroghe) al Piano Regionale di indirizzo, che così come è non permette di affrontare alcuna delle emergenze che travolgono gli studenti, né per le borse di studio, né per i servizi.

Le dimissioni a pochi giorni dal terremoto potevano apparire esattamente nel solco del patetico balletto che la Regione stava inscenando.
Ho scelto di attendere, ho continuato anche in un momento difficilissimo come questo a cercare di essere ponte tra gli studenti e la struttura amministrativa dell'Adsu, in un contesto di scelte difficili per l'Università, ed ho continuato a chiedere ed attendere segni dalla Regione, che ad oggi, dal giorno del suo insediamento al governo della Regione Abruzzo, non un solo giorno si è interessata del diritto agli studi universitari.
La verità, purtroppo, è che in questa fase di grandissima difficoltà, è solo arrivata all'ennesima potenza il vero segno che la Regione Abruzzo ha dato negli anni verso il Diritto agli Studi Universitari: l'indifferenza.
Indifferenza il 6 Aprile, indifferenza prima, indifferenza dopo.
L'Adsu e gli studenti universitari sono stati e sono vittime della stessa diffusa indifferenza.

Gli studenti universitari dell'Aquila, quelli residenti negli alloggi come quelli non residenti, hanno lottato per anni per ottenere dalla Regione risorse paragonabili a quelle di altre Regioni italiane.
L'Adsu dell'Aquila negli anni ha fatto moltissimo per offrire borse di studio e servizi in un contesto di generale e diffusa indifferenza.
Lo rivendico per il Cda che ho avuto l'onore e l'onere di guidare e lo rivendico ringraziando l'abnegazione dei pur pochi dipendenti di un Ente che negli anni, non solo gli ultimi che ho vissuto da vicino, si è distinto nel panorama abruzzese e nazionale.
Il 6 Aprile si è chiuso un lento e difficile percorso nel peggiore dei modi, con la tragedia che ha visto morire 7 studenti ed un operatore, 8 ragazzi cui va continuamente il mio pensiero e alle cui famiglie va il mio doloroso cordoglio.
Non tocca alla politica, ma all'autorità competente, individuare cause ed eventuali responsabilità giudiziarie, per cui non mi soffermerò su questo.

Alla politica tocca però continuare ad assolvere alle proprie inderogabili responsabilità. Gli studenti dell'Università dell'Aquila hanno bisogno di scelte immediate e di scelte strategiche.
I servizi gratuiti per gli idonei alle borse di studio, ma non usufruibili, vanno rimborsati, le borse di studio vanno pagate al più presto, la verifica dei crediti ex-post deve essere sospesa e l'idoneità alle borse va confermata, i servizi devono essere via via riattivati.
Gli studenti hanno bisogno di risposte vere: norme, strutture e risorse.
Poi c'è la città dell'Aquila, che ha ora bisogno di una legge regionale che la trasformi in Centro Residenziale per gli Studi Universitari e Superiori.
Lo si può fare da subito, grazie all'accordo sulla Reiss Romoli, con una gestione parziale e condivisa di parti della Caserma della Guardia di Finanza, con una progressiva trasformazione della Caserma Pasquali-Campomizzi a vero Centro Residenziale Universitario.
Continuerò a lottare per questo obiettivo, al servizio e per il progetto di L'Aquila Città Universitaria, ma non fungerò un minuto di più da copertura dei ritardi e dei silenzi di una Regione ad oggi inadempiente, che sta di fatto, mi auguro non consapevolmente, agevolando la frammentazione dell'Università dell'Aquila; né fungerò un minuto di più da parafulmine per chi pensa autonomamente di improvvisare dal nulla tante piccole cittadine universitarie.
Nella speranza che queste dimissioni siano utili a sbloccare la situazione di stallo e che la Regione da oggi possa dare priorità alle politiche per il Diritto agli Studi Universitari.

Con Cordialità,
L'Aquila 19 Maggio 2009
Luca D'Innocenzo

martedì 5 maggio 2009

La lunga storia degli studi all'Aquila ha radici nel XV secolo. Ma il nucleo di quello che poi divenne l'Università dell'Aquila è nel dopoguerra ed è dovuto a volontà endogene. Fu la municipalità e la città ad investire e costruire la Libera Università dell'Aquila, che solo 30 anni fa ha avuto i percorsi della statizzazione.
L'Università dell'Aquila nasce per esigenze, volontà, ambizioni, opportunità della Città dell'Aquila e dei suoi cittadini.
Noi aquilani siamo così, non cancelliamo mai le nostre radici, nè permettiamo di farlo a 30 terribili secondi.
Le comprensibili richieste, legate a percorsi e progetti individuali, non possono non fare i conti con questo.
Vale per la ricostruzione della nostra città, vale per chi pensa di spostare il capoluogo di regione, vale per l'Università dell'Aquila, che, non servirebbe dirlo, non può che essere Università dell'Aquila.
Non sfugge, non può certo sfuggire a me, che negli ultimi 3 lustri, via via, l'Università dell'Aquila è stata l'àncora della città senza che la città la sentisse propriamente sua.
Non può sfuggire a me, come non sfugge ai pochi, non molti, che hanno in questi 3 lustri costruito un percorso, che L'Aquila in crisi, di fronte all'Università in espansione, è stata una città matrigna.
Noi però, piano piano abbiamo costruito un percorso di cittadinanza degli studenti, testardamente, prima in pochi, il 5 Aprile in tanti; all'inizio parlando al vento, il 5 Aprile avendo via via ideato, costruito, progettato, percorsi e spazi di cittadinanza studentesca.
L'Aquila è stata una città matrigna per molti aspetti, ma allo stesso tempo L'Aquila, non altre, è stata una città dove piano piano abbiamo costruito comunque, una città universitaria.
All'Aquila abbiamo avuto, come altrove credetemi, i padroni di casa ignavi, sordi, ciechi, persino nella tragedia spariti. Ma sempre all'Aquila abbiamo avuto proprietari di casa accorsi a scavare. E abbiamo avuto aquilani il cui pensiero è stato, prima, durante lo sciame, durante, nelle ore dei soccorsi e dopo agli studenti. Sono aquilani i sordi, ma siamo aquilani anche noi.
All'Aquila abbiamo avuto, non altrove, percorsi di miglioramento della condizione degli studenti, nonostante una ampia sordità.
In fondo solo all'Aquila abbiamo costruito percorsi di lotta, di rivendicazione e di costruzione della città universitaria, contro molti, non certo in altri luoghi d'Abruzzo. All'Aquila c'è stata la lotta, la protesta, la piattaforma, i sit-in, i cortei e i blitz, ma sono stati all'Aquila perchè solo L'Aquila è stata Universitaria, nel resto d'Abruzzo è stato il silenzio, il vuoto, il nulla.
L'Aquila è stata si matrigna, ma è l'Abruzzo ad essere stato figlicidio.
Chi oggi lo dimentica non fa solo un errore, commette un altro delitto.
Non altrove, solo all'Aquila, si è combattuto per gli alloggi, per i trasporti, per le mense, per le borse, per gli spazi studio, per gli spazi svago, per gli sconti etc...etc...
L'Aquila è stata matrigna, ma è stata universitaria e per questo il conflitto l'ha avuto dentro, l'ha cambiata, l'ha piano piano migliorata.
L'Abruzzo non è stato.
E' un mese che piangiamo i nostri morti.
Non so quanti altri possano sentire come nostri tutti i morti aquilani e tutti gli studenti morti.
Noi, io e non solo io, sentiamo tutte le vittime come nostre.
Io li piango tutti, perchè sono tutti stati i miei concittadini.
Perchè la mia città è stata L'Aquila e la mia città è stata l'Università dell'Aquila. Perchè la mia città è L'Aquila e la sua Università. E' l'Università dell'Aquila e la sua città.
Chi pensa che altrove sarà possibile trovare l'Università dell'Aquila si illude.
La felicità e la tragedia oggi non sono separabili.
E non sono separabili la città dell'Aquila e l'Università dell'Aquila.
Sono solo separabili le storie individuali dalle storie collettive.