L'Aquila, 06 Aprile 2009

Le parti del nostro animo che la guerra ci ha strappato, ritorneranno al focolare.

giovedì 28 agosto 2008

Pio La Torre, Tom Benetollo e Comiso

Tratto da “L’Unità” del 29 Aprile 2007

di Umberto De Giovannangeli


«SCENDI GIÙ, Pio vuole ridiscutere tutto l’intervento...». Sone le 2 di notte. A chiamarmi in stanza è Tom Benetollo. Eravamo a Ragusa, a
poche ore da una giornata straordinaria: quella de 4 aprile 1982. Il giorno di Comiso. Il giorno della più grande manifestazione della pace svoltasi in Sicilia. Erano le 2 di notte, e Pio La Torre ci chiedeva di ridiscutere nei dettagli l’intervento che Giuliana Sgrena avrebbe letto al termine della manifestazione, a nome del Coordinamento nazionale dei comitati per la pace, del quale sia io che Tom facevamo parte. Eravamo preoccupati per la partecipazione. Pio ci tranquillizzò; prima di incontrarci aveva trascorso al telefono l’intera giornata, parlando con tutti i segretari di sezione del partito: «Saremo in tanti, speriamo solo che non ci siano provocazioni...», disse. Aveva visto giusto: oltre centomila persone parteciparono alla manifestazione: bandiere rosse assieme a quelle arcobaleno, anziani braccianti a fianco di giovani pacifiste. Sono passati venticinque anni da quella straordinaria giornata di aprile. Oggi, molto si discute di «contaminazione» tra culture politiche e del rapporto tra partiti e movimenti. Venticinque anni fa, un «vecchio» comunista siciliano aveva capito l’importanza di mettere in relazione esperienze e culture, come quella eco-pacifista, che altri volevano, conflittuali con la cultura e l’esperienza del Pci. Alcuni protagonisti di quella straordinaria stagione di movimento non ci sono più. Penso ad un altro comunista italiano che investì se stesso nella costruzione di un movimento unitario, autonomo, di massa, non violento: Tom Benetollo. Quella lunga e insonne notte a tre fu qualcosa di più di una indimenticabile pagina politica: fu una lezione di vita. Ricevuta da un «vecchio» dirigente comunista che aveva capito la natura di un movimento che parlava, e praticava, la non violenza, che a Comiso aveva messo in pratica la disobbedienza civile, unendo percorsi individuali e collettivi tra loro più diversi. Pio La Torre capì la ricchezza della diversità, e l’importanza dell’unità. Aprì le sezioni del partito siciliano alle ragazze e ai ragazzi con il sacco a pelo. Aprì il suo cuore e la sua mente alla curiosità di conoscere e capire quelle «diversità» non ostili ma feconde. Pio La Torre fu instacabile nel mobilitare le sezioni del Pci siciliano contro le batterie di centodici missili Cruise che si voleva dispiegare a Comiso. Chiamò il popolo siciliano «a dire no a un destino che, prima ancora di farla diventare bersaglio della ritorsione atomica, trasformerebbe la nostra isola in un terreno di manovra di spie, terroristi e provocatori di ogni risma al soldo di servizi segreti dei blocchi contrapposti...». Di ciò, aggiunse dalla tribuna del congresso regionale dei comunisti (14 gennaio 1982) «ne trarrebbero nuovo alimento il sistema di potere mafioso e i processi degegenerativi delle istituzioni autonomistiche...». A Comiso, anche grazie al coraggio pragmatico di Pio La Torre, nacque un’intera generazione di militanti della pace e della sinistra. Venticinque anni dopo, una nuova generazione di pacifisti si batte contro la logica dei Muri e delle guerre preventive. A loro andrebbe raccontata la storia di un dirigente comunista che aveva sfidato la mafia, e anche velenose accuse di «veteropacifismo» antipolitico, facendo di quella cittadina all’estremo lembo sud dell’Italia, il centro di una indimenticabile stagione di lotta per la pace. Domani il suo nome tornerà a vivere a Comiso: nel venticinquesimo anniversario della sua morte, il vecchio scalo militare sarà trasformato in aeroporto civile internazionale, a lui intitolato. In occasione della posa della lapide commemorativa, nell’aeroporto «Pio La Torre» - i cui lavori vedranno la fine a dicembre 2007 - sarà effettuato un «primo volo». Per meglio dire: un aereo effettuerà un primo atterraggio sulla pista. Su quell’aereo si troverà il vice presidente del Consiglio Massimo D’Alema, premier in carica nel 1999 quando a Comiso vennero ospitati 5mila kosovari: di quella straordinaria prova di solidarietà, una solidarietà concreta, Pio La Torre sarebbe orgoglioso. Felice. Come lo ricordo quel 4 aprile 1982, stretto nell’abbraccio del popolo della pace. Il suo popolo.

1 commento:

NoirPink - Modello PANDEMONIUM ha detto...

Qualcuno vorrebbe rimuovere, a Comiso, il nome di La Torre. Nei giorni del 26° anniversario della strage in cui fu assassinato Dalla Chiesa. Ne parla Antonio Ingroia, sostituto procuratore a Palermo, che dice: "Contro la mafia la politica è in letargo. E non è del tutto innocente"
http://noirpink.blogspot.com/2008/09/attualit-ingroia-il-letargo-non.html