Da Ramallah Irene Ghidinelli Panighetti
Entrano nel vivo in tutto il mondo, e in quello arabo in particolare, le azioni in memoria dei Sessant’anni della Nakba, la catastrofe palestinese, ovvero la fondazione dello stato di Israele nel maggio del 1948. Sessant’anni di negazione della giustizia e della dignità per il popolo palestinese, che ancor oggi soffre ogni giorno dell’occupazione e dell’oppressione israeliana, con le grosse difficoltà e umiliazioni negli spostamenti per andare a scuola o al lavoro, con le quotidiane azioni repressive dell’esercito e gli arresti arbitrari, fino alla vera e propria guerra aperta contro i Palestinesi della Striscia di Gaza. Senza dimenticare le sofferenze dei milioni di profughi interni ed esterni: almeno la metà della popolazione che abitava la Palestina storica vive oggi in un forzato esilio all’estero, nei campi profughi dei paesi arabi vicini, ma un altro 23% è profugo nella propria terra, cacciato dai villaggi originari occupati dagli israeliani e dai sempre più numerosi coloni. La questione di profughi è al centro delle manifestazioni in Palestina, grazie all’impegno di diverse associazioni, in particolare di Badil, il Center for Palestinian Residency and Refugee Rights e del dipartimento per i rifugiati dell’ANP. Questi stanno riempiendo di cartelli le principali città della Cisgiordania, per ricordare a tutti il dramma dei profughi e per invitare alla mobilitazione.
Ma azioni, eventi, mostre, iniziative culturali sono in corso in tutto il mondo, dal Canada alla Scozia, dagli Stati Uniti all’Australia, dall’Indonesia all’Austria, dalla Spagna all’Italia: nello specifico nel nostro paese Sabato 10 maggio ci sarà una manifestazione nazionale a Torino con le parole d’ordine: libertà per la Palestina e il suo popolo e la contestazione della decisione di avere come ospite d’onore lo stato di Israele nell’edizione di quest’anno della Fiera del Libro.
Importanti le mobilitazioni in Egitto, dove al Cairo dal 4 al 8 Maggio sono organizzate giornate di riflessione dedicate alla Palestina, così come le azioni nei campi profughi in Libano, che prendono il via il 6 maggio per culminare il 14, il giorno preciso della Nakba. In Palestina un ora di sciopero generale dalle 12 alle 13 è indetta per l’8 maggio, il giorno della dichiarazione della nascita dello stato di Israele secondo il calendario ebraico,e a Nazareth, ci sarà l’annuale marcia per il diritto al ritorno dei profughi; dal 7 all’11 un festival della letteratura palestinese coinvolgerà diverse città della Cisgiordania (Gerusalemme, Ramallah, Jenin, Betlemme) per sensibilizzare anche sul piano; ma il culmine delle azioni sarà il 15 maggio, con azioni principali ai check point di Qalandya, presso Ramallah (dove vi è anche uno dei più miseri campi profughi) e Betlemme (dove i campi profughi sono ben tre a pochi chilometri di distanza, circondati dalle sempre più fiorenti colonie). Nello specifico un nutrito gruppo di attivisti che si è nominato: Justice is the key to tomorrow, sta organizzando il lancio di 21.915 palloncini neri, (numero risultante dalla moltiplicazione dei giorni di un anno per 60 anni) con l’intento di tingere di nero il cielo delle celebrazioni israeliane. A ciascuno di questi palloncini sarà legata una lettera di una bambina o bambini palestinese, nella si potranno leggere i loro sogni e speranze. Inoltre il gruppo chiede a tutte le persone del mondo di vestirsi di nero, un gesto semplice e simbolico per sostenere la lotta per la giustizia del popolo palestinese. Il 15 maggio dunque anche in Italia vestiamoci di nero, e, se possibile, liberiamo in aria un palloncino nero, con appesa un nostro messaggio da lanciare al mondo in solidarietà con la Palestina.
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