L'Aquila, 06 Aprile 2009

Le parti del nostro animo che la guerra ci ha strappato, ritorneranno al focolare.

martedì 6 novembre 2007

Insisto, con Rodotà

Siccome non sono un giurista, affianco alla mia pulsione
l'opinione del sempre piu' straordinario Stefano Rodotà,
riportando uno stralcio del suo intervento:

"La pressione dell'opinione pubblica non è stata alleggerita
dal decreto. Al contrario, è stata ulteriormente legittimata,
sì che bisogna attendersi che continuerà nei confronti dei prefetti.
Già si annunciano liste di migliaia di persone da allontanare:
questo renderà difficilissimo motivare in modo adeguato
ciascun singolo provvedimento. E i debolissimi giudici di pace,
che dovrebbero controllare questi provvedimenti, non hanno
i mezzi per farlo in modo adeguato, sì che non se la sentiranno
di pronunciare un no. Per non parlare di un successivo ricorso
al tribunale amministrativo contro l'allontanamento,
che quasi nessuno potrà concretamente proporre.
La garanzia giurisdizionale, essenziale in uno Stato di diritto,
rischia così d'essere concretamente cancellata.

Alle norme del decreto bisogna guardare con distacco e
preoccupazione. Con distacco, perché non verrà solo da esse
la soluzione di problemi che, com'è divenuto evidentissimo
proprio in questi giorni, esigono interventi di altra qualità per
rispondere alle legittime richieste dei cittadini in materia di sicurezza.
L'ordinaria convivenza, alla quale il decreto si riferisce,
non è un qualcosa da salvaguardare, ma da ricostruire con
responsabilità e azioni comuni, di cui gli italiani devono essere
i primi protagonisti. Con preoccupazione, perché le norme
del decreto e il clima in cui nasce ci spingono in una direzione
che aumenta la distanza dall'"altro", che favorisce la creazione
di "gruppi sospetti", abbandonando la logica della
responsabilità individuale.

Serve, davvero con "necessità e urgenza", un'altra forma
di tolleranza zero. Quella contro chi parla di "bestie",
o invoca i metodi nazisti. Non è questione di norme.
Bisogna chiudere "la fabbrica della paura".
E' il compito di una politica degna di questo nome,
di una cultura civile di cui è sempre più arduo ritrovare le tracce.
Un'agenda politica ossessivamente dominata dal tema della
sicurezza porta inevitabilmente con sé pulsioni autoritarie.
Ricordiamo una volta di più che la democrazia è faticosa,
ma è la strada che siamo obbligati a percorrere."

1 commento:

Lopoc ha detto...

Non posso che essere d'accordo, come sempre, con Stefano Rodota'... uno dei pochi che ancora riesce ad elaborari pensieri che guardano al domani e non fino ai 20 minuti successivi, discorsi che non cadono nei trabocchetti delle contingenze ma che hanno un progetto (parola ormai dimenticata... purtroppo) come filo conduttore, coerente e sobrio.
Si parla di democrazia si parla di politica, si parla di CULTURA CIVILE.

Ciao
Lopoc