L'Abruzzo ha 3 parchi nazionali, uno regionale.
Tutti e 4 i parchi hanno dimensioni molto ampie.
A questi parchi si affiancano una costellazione
di riserve e parchi naturali, per un totale di
circa un terzo del proprio territorio protetto.
Alla scelta di protezione ambientale si affianca
inoltre un territorio che ha ancora ampie zone a
larga vocazione agricola.
Tra queste è certamente in declino l'area del Fucino,
territorio a predominanza di coltivazione di tuberi.
Tra queste è invece esplosa l'area del chietino, che
rappresenta oggi la seconda (o terza) provincia in
Italia per produzione vitivinicola.
Oggi l'Abruzzo discute però di:
un centro oli per la separazione del petrolio dallo zolfo,
in zona doc, a 500 metri dal mare.
Il Mario Negri Sud dice che è inquinante, pericoloso e dannoso per la salute.
un rigassificatore
la triplicazione della piattaforma estrattiva edison
l'allargamento dell'estrazione di gas a cellino.
Gli idrocarburi sono alle stelle, nel mercato mondiale.
Ma l'Abruzzo può barattare la propria linea di sviluppo,
per la quale ha investito ingenti risorse pubbliche negli
anni, in cambio di 4 royalties?
L'Assessorato regionale ha presentato un piano strategico che
prevede di portare l'Abruzzo al 50% di rinnovabile nel 2011.
Perchè non provarci, con eolico, solare etc..., invece di
svendere il territorio?
L'Abruzzo ha un "brand" nella globalizzazione mondiale,
e non è certo l'idrocarburo.
L'Aquila, 06 Aprile 2009
Le parti del nostro animo che la guerra ci ha strappato, ritorneranno al focolare.
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