L'Aquila, 06 Aprile 2009

Le parti del nostro animo che la guerra ci ha strappato, ritorneranno al focolare.

martedì 5 maggio 2009

La lunga storia degli studi all'Aquila ha radici nel XV secolo. Ma il nucleo di quello che poi divenne l'Università dell'Aquila è nel dopoguerra ed è dovuto a volontà endogene. Fu la municipalità e la città ad investire e costruire la Libera Università dell'Aquila, che solo 30 anni fa ha avuto i percorsi della statizzazione.
L'Università dell'Aquila nasce per esigenze, volontà, ambizioni, opportunità della Città dell'Aquila e dei suoi cittadini.
Noi aquilani siamo così, non cancelliamo mai le nostre radici, nè permettiamo di farlo a 30 terribili secondi.
Le comprensibili richieste, legate a percorsi e progetti individuali, non possono non fare i conti con questo.
Vale per la ricostruzione della nostra città, vale per chi pensa di spostare il capoluogo di regione, vale per l'Università dell'Aquila, che, non servirebbe dirlo, non può che essere Università dell'Aquila.
Non sfugge, non può certo sfuggire a me, che negli ultimi 3 lustri, via via, l'Università dell'Aquila è stata l'àncora della città senza che la città la sentisse propriamente sua.
Non può sfuggire a me, come non sfugge ai pochi, non molti, che hanno in questi 3 lustri costruito un percorso, che L'Aquila in crisi, di fronte all'Università in espansione, è stata una città matrigna.
Noi però, piano piano abbiamo costruito un percorso di cittadinanza degli studenti, testardamente, prima in pochi, il 5 Aprile in tanti; all'inizio parlando al vento, il 5 Aprile avendo via via ideato, costruito, progettato, percorsi e spazi di cittadinanza studentesca.
L'Aquila è stata una città matrigna per molti aspetti, ma allo stesso tempo L'Aquila, non altre, è stata una città dove piano piano abbiamo costruito comunque, una città universitaria.
All'Aquila abbiamo avuto, come altrove credetemi, i padroni di casa ignavi, sordi, ciechi, persino nella tragedia spariti. Ma sempre all'Aquila abbiamo avuto proprietari di casa accorsi a scavare. E abbiamo avuto aquilani il cui pensiero è stato, prima, durante lo sciame, durante, nelle ore dei soccorsi e dopo agli studenti. Sono aquilani i sordi, ma siamo aquilani anche noi.
All'Aquila abbiamo avuto, non altrove, percorsi di miglioramento della condizione degli studenti, nonostante una ampia sordità.
In fondo solo all'Aquila abbiamo costruito percorsi di lotta, di rivendicazione e di costruzione della città universitaria, contro molti, non certo in altri luoghi d'Abruzzo. All'Aquila c'è stata la lotta, la protesta, la piattaforma, i sit-in, i cortei e i blitz, ma sono stati all'Aquila perchè solo L'Aquila è stata Universitaria, nel resto d'Abruzzo è stato il silenzio, il vuoto, il nulla.
L'Aquila è stata si matrigna, ma è l'Abruzzo ad essere stato figlicidio.
Chi oggi lo dimentica non fa solo un errore, commette un altro delitto.
Non altrove, solo all'Aquila, si è combattuto per gli alloggi, per i trasporti, per le mense, per le borse, per gli spazi studio, per gli spazi svago, per gli sconti etc...etc...
L'Aquila è stata matrigna, ma è stata universitaria e per questo il conflitto l'ha avuto dentro, l'ha cambiata, l'ha piano piano migliorata.
L'Abruzzo non è stato.
E' un mese che piangiamo i nostri morti.
Non so quanti altri possano sentire come nostri tutti i morti aquilani e tutti gli studenti morti.
Noi, io e non solo io, sentiamo tutte le vittime come nostre.
Io li piango tutti, perchè sono tutti stati i miei concittadini.
Perchè la mia città è stata L'Aquila e la mia città è stata l'Università dell'Aquila. Perchè la mia città è L'Aquila e la sua Università. E' l'Università dell'Aquila e la sua città.
Chi pensa che altrove sarà possibile trovare l'Università dell'Aquila si illude.
La felicità e la tragedia oggi non sono separabili.
E non sono separabili la città dell'Aquila e l'Università dell'Aquila.
Sono solo separabili le storie individuali dalle storie collettive.

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