Ventiquattro mesi. Tanto è passato dalla fine dell'ultima tornata elettorale, quando il Paese si ritrovò materialmente spaccato in due, con risultati al di sotto delle aspettative e delle speranze che avevano animato il centrosinistra nella fase di opposizione al governo Berlusconi. Quel risultato avveniva dopo la stagione straordinaria dell'impegno pacifista, dello scontro sull'articolo 18, delle grandi manifestazioni della Cgil, e dopo il referendum a difesa della Costituzione, che malgrado le divisioni della sinistra conquistò una consistente maggioranza nelle urne.
L'Unione, stretta nei margini della risicata vittoria su Berlusconi, non è riuscita a conquistarsi una propria soggettività politica.
Tra il prima e il dopo di quella stagione politica, si consolidano nel centrosinistra nuovi progetti e formazioni politiche. Da una parte inizia il suo percorso la Sinistra Arcobaleno, dall'altra nasce il Partito Democratico, con l'idea di mutare la vicenda italiana collocando al centro dello schieramento politico i Ds e la Margherita. Un progetto di fusione a freddo, si disse, stretto in logiche di ceto politico, che sarebbe stato destinato al naufragio in assenza della svolta radicale impressa a tutto il processo da Walter Veltroni. La crisi del governo dell'Unione guidato da Romano Prodi si deve a esponenti centristi (Mastella e Dini in testa) e non certo alle forze della sinistra.
Ma il nodo è politico e sta nell'impossibilità di tenere insieme il governare con una coalizione che registrava difficilissimi equilibri e la costruzione di una nuova soggettività politica, quella del Pd, proiettata in un nuovo schema politico-istituzionale. Ed è incredibile, quasi paradossale, come a poche settimane dalla sconfitta parlamentare, l'opera di governo di Prodi sia stata rapidissimamente accantonata, quasi evaporata, nonostante i suoi successi in campo economico e in politica estera, le sue qualità personali e la scelta di un rigore, umano e politico, propri del cattolicesimo democratico. Anche questo è il segno della conclusione di una fase e dell'apertura di un nuovo scenario che ha in primo piano, a destra come a sinistra, la costruzione di nuovi soggetti politici.
Di fronte alla crisi della politica, che è essenzialmente crisi dei partiti, della loro lontananza dai cittadini e dalle loro esigenze, di fronte alle convulsioni degli schieramenti e al panorama delle liste appena presentate, la sinistra ha di fronte a sé la prova delle prove. Per la Sinistra Arcobaleno la sfida è grande: si tratta di avviare, nel pieno del confronto elettorale, una grande riflessione sui caratteri della trasformazione morale e intellettuale di cui l'Italia ha bisogno. Non basterà questo mese per ricostruire la sua analisi critica, riuscendo a valorizzare nuovi approcci che derivano dall'apporto di molte culture, a partire da quelle che hanno origine nel lavoro, nell'ambientalismo e nella differenza di genere. Ma deve vivere a pieno la forza e la consapevolezza che da questo intreccio può maturare una visione moderna dello sviluppo, e non solo della distribuzione delle risorse. Per quanti si sono raccolti sotto il simbolo dell'Arcobaleno, il compito prioritario é quello di ragionare in fretta e bene, ovvero capire e incidere sull'Italia, ricostruendo le proprie opzioni politiche e valoriali, mettendo a frutto le esperienze, specie quelle più avanzate, che animano tanti spezzoni della società civile, e quelle di governo, a cominciare dai molti risultati positivi registrati nelle amministrazioni locali e nelle Regioni.
Questo passaggio, che è insieme politico ed elettorale, può ricostruire un punto di vista originale e proporre una visione più avanzata dell'Italia, esprimendo il meglio della politica "utile" che affonda sulle testimonianze personali, su una radicalità sociale e ideale, con un'ambizione critica capace di leggere il presente (e il futuro) dell'Italia e del mondo.
Altro che voto utile. La competizione nello schieramento di centrosinistra sta tra chi sa leggere meglio i processi, tra chi li rappresenta con maggiore efficacia, tra chi vive la politica in modo trasparente e disinteressato, tra chi offre visioni del futuro dentro la quotidianità del presente, tra chi riesce a meglio contrastare gli elementi di sofferenza sociale prodotti dalla globalizzazione selvaggia. La spinta positiva che va messa in campo deve anche riuscire ad intercettare quelle sollecitazioni al protagonismo, alla creatività, alle libertà e alla partecipazione che legano le nuove generazioni alla storia e alle conquiste del movimento operaio.
La prossima campagna elettorale dovrebbe essere questo. Per la sinistra, unita e plurale, si tratta di mettersi in cammino lasciando i vecchi recinti, per costruire forme politiche nuove, non evanescenti né provvisorie, perché altrimenti si tradirebbero le tante attese suscitate, specie tra i giovani. La campagna elettorale e i passi concreti verso la costruzione di un nuovo soggetto politico possono intrecciarsi positivamente e costituire un passaggio irreversibile. L'impegno di Fausto Bertinotti, e di molti altri, donne e uomini, esprimono per storia, prestigio e competenza, un'idea forte di giustizia sociale, di ripristino della centralità del lavoro, di piena espressione dell'ambientalismo come pietra di paragone del mondo futuro.
Abbiamo pochissimo tempo.
Questa campagna elettorale sarà breve e difficile. Ma abbiamo una carta politica forte, per l'oggi e per il domani del nostro paese: ri-costruire la sinistra italiana. Il voto può darle la forza necessaria. Sappiamo come e quanto sia stato e sarà faticoso questo processo, fatto di tante, troppe resistenze e riserve. Ora siamo in campo e sta da questa parte il vero voto utile. Un voto diventa utile quando è effettivamente diverso dagli altri voti possibili. E vale soprattutto se i cittadini, anche quelli con il cuore e la testa a sinistra, il giorno del voto incontreranno non un cartello elettorale, ma un progetto carico di senso e di futuro. Ciò vale per i partiti che fin qui la rappresentano, ma riguarda soprattutto la sinistra reale, diffusa, e una sinistra potenziale, che più cresce di senso il disegno generale, più si traduce in partecipazione, impegno, chance di vittoria. Una larga, aperta, accogliente sinistra arcobaleno, fatta di associazioni, giornali, movimenti.
Sappiamo bene che il progetto politico che vogliamo mettere in campo richiede tempo, lavoro, sacrifici. Il precipitare della crisi politica e la corsa al voto anticipato ha fatto entrare in gioco elementi di necessità. Ma abbiamo la possibilità di dare da subito segnali visibili, concreti, di un vero inizio.
Di fronte al manifestarsi di un mezzo terremoto del sistema politico italiano, la questione era e resta quella di mettere in campo una nuova sinistra che, per riferimenti ideali, per visioni e per culture critiche, per capacità di aggregare forze sociali ed intellettuali, a cominciare dal lavoro, si dimostri capace di una risposta a quel senso di perdita che si è vissuto nell'ultimo decennio. Una nuova sinistra che sappia misurarsi con la costruzione di nuove radici sociali nelle tante precarietà e particolarità della società italiana, dando significato ad una varietà di bisogni che la crisi e il declino dell'Italia non hanno cancellato, e anzi ne hanno reso più evidenti ed acute le disparità.
Diventa perciò essenziale, anche nel periodo elettorale, la questione di una riforma profonda della politica stessa, insieme a una analisi più approfondita dei destini nazionali. Con la consapevolezza che costruire una nuova sinistra rappresenta la risposta ad un bisogno forte di una parte larga della popolazione, dopo che al centro si sono auto-collocate le culture e le classi dirigenti che pure hanno avuto una storia e una cultura legate al movimento operaio. Mantengo peraltro ferma la convinzione che tutte queste forze sono e saranno comunque essenziali per un'eventuale, futura azione di governo e di cambiamento, nel Paese, nel Parlamento come negli enti locali e nelle Regioni. La realtà stessa della crisi politica italiana e le vicende dell'economia internazionale possono far emergere contraddizioni e aprire un confronto e un dialogo che non dobbiamo pregiudizialmente dare per impossibile e precluso.
Nulla è scontato, e sono molti i fattori che possono rendere utile e positiva la funzione di rappresentanza di una sinistra che ad aprile cerca, con il voto degli elettori, di costruire il suo domani.
1 commento:
basta con il politichese.... è anche questo modo di parlare che allontana la gente. basta fare gli scienziati della politica e basta costruire frasi pindariche che a volte nemmeno l' autore riesce a comprendere il senso. Quello che il popolo chiede ai partiti è altro.
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